Femminismo e femminismi: gli anni Ottanta
Sul finire degli anni Settanta il movimento femminista così come si era caratterizzato nel decennio si trasforma: da una pratica di mobilitazione e visibilità((Ricordiamo che l'ultima rilevante manifestazione collettiva delle donne è in occasione del referendum abrogativo della legge 194, sull'interruzione volontaria di gravidanza, nel 1981)) si modifica in diverse forme, soprattutto a carattere intellettuale che danno vita ad associazioni, gruppi, iniziative varie.
Negli anni Ottanta il movimento non sarà più in grado di dare vita ad una mobilitazione sociale e pur nel permanere di luoghi aggregativi eterogenei, essi non mantengono i caratteri propri del decennio passato.
Diverse ricerche locali, studi storici e memorie delle protagoniste offrono l'occasione per conoscere i caratteri del femminismo italiano, del decennio precedente, nella sua diversità territoriale e nello stesso tempo ne evidenziano una sua diffusione capillare e un carattere di massa, superiore a quello di altri paesi. Si vuole dire che non è la stessa cosa avere vissuto quell'esperienza al nord o al sud d'Italia, nelle città grandi o di piccole dimensioni, nelle campagne: ecco quindi che la definizione più appropriata ci pare essere quella di "femminismi".
Inoltre stiamo parlando di un movimento che era riuscito a mettere insieme donne che non avevano mai fatto politica, donne politicizzate che provenivano dal movimento studentesco del '68, dai gruppi extra-parlamentari, dall'UDI, dai partiti, dai sindacati e, peculiarità italiana, si è trattato di un fenomeno soprattutto politico che ha puntato più sulla differenza che sull'uguaglianza.
Infine, sul piano dell'esperienza soggettiva, non dimentichiamo che il femminismo ha modificato la vita, la coscienza e il vissuto di migliaia di donne italiane.
Si è detto, appunto, che è particolarmente dagli anni Ottanta che si assiste ad un'evoluzione del movimento, ad una trasformazione che ha visto le donne percorrere altre strade, sicuramente meno visibili o eclatanti ma non per questo meno incisive.
A determinare il cambiamento, negli anni considerati, sono intervenuti diversi fattori; in generale nel paese, certamente il nuovo clima politico che è seguito al terrorismo, la crisi economica e l'approvazione di leggi che hanno cambiato la realtà sociale italiana (ricordiamo il divorzio, il diritto di famiglia, la parità sul lavoro fra uomini e donne, i consultori, l'aborto). Ciò ha significato, da un lato, dovere fare i conti con un clima di violenza e di paura nelle piazze, nei luoghi associativi e dall'altro il venir meno di una forza propulsiva, poiché alcune normative avevano colmato evidenti arretratezze e ingiustizie sociali anche nel rapporto uomo-donna.
All'interno del movimento, si assiste alla fine della pratica dell'autocoscienza, che aveva esaurito la sua carica innovativa nei rapporti fra donne, alla crisi della militanza e delle tensioni collettive, all'incapacità di gestire le differenze tra le donne. Proprio su quest'ultima osservazione occorre aggiungere che si cambia di segno, cioè se anni prima le donne tendevano a scoprire e sottolineare ciò che accomunava - la specificità femminile - ora emergono e non vengono nascoste le differenze; di condizione sociale, di cultura, di età. Riconoscere le differenze è un primo passo, a volte doloroso; accettarle è difficile, ricomporle non è sempre possibile.
Una storica italiana in un recente studio sul femminismo degli anni Settanta, così commenta l' argomento:
L'analisi delle differenze tra donne e le proposte politiche per superarne il limite saranno oggetto del dibattito femminista dagli anni ottanta in poi. Negli anni Settanta, forse, quando quelle differenze si rivelavano troppo aspre, si sceglieva, più o meno consapevolmente, l'antica arma femminile del silenzio.((A. Rossi-Doria, Ipotesi per una storia che verrà, in Il femminismo degli anni settanta, a cura di T. Bertilotti e A. Scattino, Viella, Roma 2005: 14.))
Negli anni Ottanta, quindi, altri sono i percorsi che le donne intraprendono e varie sono le forme attraverso le quali si esprimono pubblicamente.
Si è utilizzata la definizione di "femminismo culturale" in riferimento alla nascita di nuove riviste come DWF e Memoria, di librerie delle donne, di centri di documentazione (ad oggi intensa è l'attività che si svolge a Bologna, Milano, Roma). Proficuo è, nello stesso tempo, lo studio e la ricerca di quelle donne che hanno professionalizzato la specificità femminile; è il caso di cooperative di studio e ricerca (Lenove), della comunità filosofica Diotima (Università di Verona), della Società italiana delle storiche.
Ed ancora, gruppi di donne impegnate in associazioni come le Case delle donne o Centri contro la violenza.
Alla disgregazione del femminismo storico si è sostituito un femminismo diffuso, intendendo con quest'espressione
un processo di presa di coscienza che tende a mantenersi nei limiti della sfera soggettiva della donna che ne è toccata e ...pur derivando da sollecitazioni esterne, dalle lotte politiche delle donne, si tratta di un individuazione di temi e problematiche su cui la singola donna riflette e da cui elabora nuovi comportamenti.((A. R. Calabrò, L. Grasso, Dal movimento femminista al femminismo diffuso, Angeli, Milano 1985 pag. 146))
Negli anni ottanta i gruppi di cui abbiamo parlato sono costituti da donne che provengono dal movimento femminista degli anni precedenti, da altre che non ne hanno fatto direttamente parte, da ragazze giovani; una pluralità quindi che rispecchia queste aggregazioni di nuovo tipo.((Per una ampia e completa conoscenza della situazione attuale rinviamo ai siti web; si vedano anche le interviste di Chiara Zamboni, Alessandra Campani, Maria Grazia Ruggerini.))
Pour citer cette ressource :
Maurizia Morini, "Femminismo e femminismi: gli anni Ottanta", La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), novembre 2007. Consulté le 04/11/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/civilisation/xxe-xxie/le-mouvement-des-femmes/femminismo-e-femminismi-gli-anni-ottanta