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Pietro Germi, «Divorzio all’italiana» (1961)

Par Luca Colantoni : Professeur agrégé d'italien
Publié par Alison Carton-Kozak le 14/11/2024

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Presentazione del film ((Divorzio all'italiana)) di Pietro Germi, con Stefania Sandrelli e Marcello Mastroianni. Il film vinse il premio come miglior commedia al Festival di Cannes 1962.

Il regista

Pietro Germi nacque a Genova nel 1914 in una famiglia piuttosto modesta. Dopo gli studi tecnici mai terminati si trasferì a Roma per seguire i corsi del Centro sperimentale di cinematografia, aperto da pochi anni a Roma per volere del regista-star dell’epoca fascista, Alessandro Blasetti. Fu proprio con Blasetti che Germi esordì con la sceneggiatura di Retroscena del 1939, film che può a tutti gli effetti essere inserito nel celebre filone dei "telefoni bianchi". L’esordio dietro la macchina da presa risale all’immediato Dopoguerra con Il testimone. Dopo i film prettamente drammatici del decennio Cinquanta che lo vedranno anche attore e tra i quali possiamo annoverare alcuni titoli di grande spessore come Il cammino della speranza (1951, Premio della giuria al Festival di Berlino) o Il ferroviere (1957), inaugura con Divorzio all’italiana (1961) una trilogia di film volta a esplorare le dinamiche famigliari nell’Italia più tradizionalista e conservatrice attraverso uno sguardo che, pur presentando personaggi fondamentalmente tragici, si lascia contaminare da quell’ironia cinica quasi sardonica che diverrà il marchio di fabbrica della cosiddetta “commedia all’italiana” che proprio dal film del 1961 prende il suo nome. Morì a Roma nel 1974, lasciando in eredità a Mario Monicelli uno dei suoi progetti più ambiziosi, quell’Amici miei che ancora oggi fa ridere e disperare.

Trama del film

Siamo nel 1960 ad Agramonte, Sicilia. Il barone Ferdinando Cefalù, detto Fefé, è perdutamente innamorato della giovane cugina Angela ma è sposato da dodici anni con Rosalia, donna assillante per la quale non prova più niente. L’assenza di una legislazione sul divorzio in Italia porterà Ferdinando a tessere un intricato piano per sbarazzarsi di Rosalia e poter finalmente vivere il suo amore per Angela.

1. Le leggi della famiglia

Uno degli aspetti più discussi del film di Germi è sicuramente il contesto storico-giuridico e l’eco che esso ha dato alla necessità di una legislazione che si occupasse del diritto di famiglia in Italia. Nel 1961, anno di uscita del film, non solo il divorzio era impossibile in Italia ma la donna era ancora sottoposta all’autorità maschile. Risalgono infatti al 1963 la legge che permetteva alle donne di lavorare nei pubblici uffici e quella che aboliva lo ius corrigendi, il diritto dell’uomo (e non viceversa) a picchiare la moglie e i figli a fini educativi; al 1965 la legge che autorizzò le donne sposate ad avere un conto corrente bancario a nome suo. I personaggi di Angela e di suo padre don Calogero, pur apparendo poco nel film, incarnano alla perfezione questa situazione di sottomissione della donna all’uomo nel contesto famigliare.

Un primo esempio ci viene mostrato nella costante presenza di uno sguardo sorvegliante nelle rare scene in cui Angela, donna nubile, si trova da sola, fuori casa. Si tratta generalmente di momenti legati alla religione in cui si intromette la clandestinità del suo amore per Ferdinando (che sia attraverso uno sguardo o con l’irruzione del personaggio nell’inquadratura).


Angela esce dalla chiesa di Agramonte, accompagnata da una donna anziana. 
Pietro Germi, Divorzio all'italiana (1958) - SNC (Société nouvelle de la cinématographie), collezione "Les maîtres italiens" (2010) : 00:11:32

Ferdinando incontra Angela a Catania, la suora interviene per separarli.
Pietro Germi, Divorzio all'italiana (1958) - SNC (Société nouvelle de la cinématographie), collezione "Les maîtres italiens" (2010) : 00:55:28

Quando lo sguardo non può arrivare a controllare i comportamenti e gli spostamenti della ragazza è il suono a irrompere violentemente nella scena e ad obbligare il montaggio a interrompere l’idillio amoroso.


Angela e Ferdinando scoprono la reciprocità dei propri sentimenti.
Pietro Germi, Divorzio all'italiana (1958) - SNC (Société nouvelle de la cinématographie), collezione "Les maîtres italiens" (2010) : 00:21:02

Don Calogero chiama sua figlia, urlando in modo sempre più forte.
Pietro Germi, Divorzio all'italiana (1958) - SNC (Société nouvelle de la cinématographie), collezione "Les maîtres italiens" (2010) : 00:21:11


Il parossismo di questo meccanismo viene raggiunto in una delle scene più dure del film, nella quale Don Calogero, dopo aver letto il diario di Angela e averne scoperto la passione per un ignoto amante, la picchia e la obbliga a subire una visita della levatrice per verificarne la verginità. Si passa dunque da un’imposizione visivo-uditiva a una fisica, che arriva fin nell’intimità più profonda della giovane donna.
 


Don Calogero minaccia sua figlia, seduta sul letto. 
Pietro Germi, Divorzio all'italiana (1958) - SNC (Société nouvelle de la cinématographie), collezione "Les maîtres italiens" (2010) : 00:25:36
 

Lo sguardo sarcastico della levatrice chiude la sequenza di violenze fisiche subite da Angela.
Pietro Germi, Divorzio all'italiana (1958) - SNC (Société nouvelle de la cinématographie), collezione "Les maîtres italiens" (2010) : 00:26:28

La legge che muove i fili del racconto è il celebre articolo 587 del codice penale, redatto nel 1930, soprannominato “delitto d’onore” e che prevedeva degli sconti di pena molto importanti per chi riuscisse a dimostrare che un omicidio era stato commesso sotto uno stato d’ira indotto da un’offesa all’onore dell’uccisore o della sua famiglia. Subito dopo la partenza di Angela per il collegio delle suore, assistiamo insieme a Ferdinando ad un processo per “motivi d’onore”: una donna, Mariannina Terranova, ha ucciso il suo convivente dopo averne scoperto il tradimento. Da lì Ferdinando comincerà ad ordire il piano per liberarsi di Rosalia, seguendo passo passo l’articolo di legge che è mostrato per intero in un’inquadratura, ripetuto a più riprese dallo stesso Fefé e dalle arringhe dell’avvocato immaginate dall’uomo. Questa presenza visiva e uditiva della legge sottolinea come essa, e soprattutto la nozione di “onore”, permeasse tutto il quotidiano della vita famigliare.
 


Ferdinando legge il testo dell’articolo 587.
Pietro Germi, Divorzio all'italiana (1958) - SNC (Société nouvelle de la cinématographie), collezione "Les maîtres italiens" (2010) : 00:35:33
 

Ferdinando immagina l’arringa mentre insegue Rosalia e Carmelo alla stazione.
Pietro Germi, Divorzio all'italiana (1958) - SNC (Société nouvelle de la cinématographie), collezione "Les maîtres italiens" (2010) : 01:22:53

Il quadro famigliare è generalmente rappresentato come una forzatura, un insieme di regole e leggi scritte o coacervo di tradizioni che gestiscono rigidamente il quotidiano di ciascuno. Pensiamo, ad esempio, alla sorella di Ferdinando e al suo promesso sposo che, ogni volta che il barone li scopre mentre si baciano, si giustificano insistendo sulla necessità di sposarsi al più presto, oltre alla scena già citata di Angela che esce di casa solo se accompagnata da un’altra donna sposata. Una delle grandi forze delle film è appunto la caratterizzazione dei personaggi secondari che, pur apparendo poco, lasciano un ricordo indelebile.

2. Rappresentazione femminile e sguardo maschile

Il film si apre su Ferdinando, in treno, che, in una prolessi della narrazione, torna ad Agramonte alla fine della pena. Mentre percorre il corridoio del treno per tornare al suo posto passa di fronte ad una ragazza, di spalle per lo spettatore che non può così vedere che si tratta di Stefania Sandrelli, attrice che interpreta Angela. Nel momento in cui la vede egli si toglie gli occhiali da sole per poterla squadrare meglio.


Pietro Germi, Divorzio all'italiana (1958) -
SNC (Société nouvelle de la cinématographie), collezione "Les maîtres italiens" (2010) : 00:02:03

Si tratta di una vera e propria dichiarazione d’intenti da parte di Germi: il film che stiamo per vedere mette in scena uno sguardo maschile sul mondo e più in particolare sulle donne. Se pensiamo che solo nel 1975 la critica cinematografica inglese Laura Mulvey teorizzò l’opposizione tra male gaze e female gaze (sguardo maschile e sguardo femminile) nel modo di rappresentare i generi al cinema, possiamo apprezzare ancor di più la modernità dell’opera di Germi. Non solo. Nel celebre saggio Visual pleasure and narrative cinema la teorica inglese associa lo “sguardo maschile” alla scopofilia e al voyeurismo in generale, con precisi riferimenti soprattutto al cinema di Hitchcock. E a che cosa assistiamo nella prima parte di Divorzio all’italiana? A due scene praticamente identiche in cui Ferdinando e suo padre, in due momenti distinti, si servono di un binocolo per osservare da lontano e di nascosto Angela.


Pietro Germi, Divorzio all'italiana (1958) - 
SNC (Société nouvelle de la cinématographie), collezione "Les maîtres italiens" (2010) : 00:10:01

Pietro Germi, Divorzio all'italiana (1958) - 
SNC (Société nouvelle de la cinématographie), collezione "Les maîtres italiens" (2010) : 00:28:01

Se nel secondo caso lo spettatore è intenerito dalla reciprocità di quest’amore impossibile tra Angela e Ferdinando e dalla preoccupazione di quest’ultimo per la sorte dell’amata, nel primo la scena causa un moto di forte disgusto, seppur nascosto sotto il velo dell’ironia. Don Gaetano in effetti si mostrerà durante tutta la durata del film come l’emblema dell’oggettificazione della donna. Pensiamo, ovviamente, alle scene di molestie fisiche verso la giovane serva, Sisina, durante le quali si aggiungono persino le accuse di “essersela cercata”, di essere colpevole persino di girarsi per compiere le faccende, sostenute anche dalla moglie di don Gaetano, che rappresenta qui la donna sottomessa alle tradizioni costruite dallo sguardo maschile.

Quando non la oggettifica, lo sguardo maschile santifica la donna. Il personaggio di Angela è emblematico fin dal nome di questa tendenza. Quasi sempre vestita di bianco, con uno sguardo da animale in pericolo, lo sguardo di Ferdinando sulla ragazza si costruisce in opposizione a quello che egli porta sulla moglie e di cui parleremo più avanti. Mentre Rosalia è immersa nel quotidiano e nei suoi problemi (la produzione casalinga del sapone, le spese), Angela appare solo in momenti che sembrano fuori dal tempo, accompagnati sempre da elementi poetici come i fiori o la luna. La voce di Rosalia è forte, onnipresente, il suo riso snervante; allora Angela parla in un lieve sussurro e raramente, comunicando più con lo sguardo che con le parole. Questo forte dualismo scopre in maniere sempre più evidente che è il punto di vista, e dunque lo sguardo maschile di Ferdinando che costruisce il film.

La rappresentazione della donna santificata ritorna a due riprese attraverso lo sguardo di un altro personaggio maschile del film, Carmelo Patanè, il pittore che Ferdinando assume sperando che riconquisti il cuore di Rosalia. In prima istanza nelle lettere che Carmelo scrisse a Rosalia durante il loro amore giovanile egli insiste a più riprese sulla similitudine tra Rosalia e una divinità (cristiana o pagana). Più tardi, quando si ritrova da solo con Sisina che gli fa capire di essere innamorata di lui, egli, dopo averle lanciato uno sguardo che potremmo definire chirurgico, la paragona a una giovane martire di Antonello da Messina, creando così uno spiacevole corto-circuito tra le due visioni (oggettificatrice e santificatrice) della donna.


Pietro Germi, Divorzio all'italiana (1958) - 
SNC (Société nouvelle de la cinématographie), collezione "Les maîtres italiens" (2010) : 00:46:33

Pietro Germi, Divorzio all'italiana (1958) - 
SNC (Société nouvelle de la cinématographie), collezione "Les maîtres italiens" (2010) : 01:10:44

A sottolineare come tale visione non sia limitata ai soli protagonisti del film ma al contrario fortemente ancorata nella società potremmo citare la scena dell’arringa dell’avvocato De Marzi in difesa di Mariannina Terranova. Per cercare di convincere il giudice ad applicare gli sconti di pena legati al delitto d’onore l’avvocato insiste sulle idee del “pudore delle donne”, dei “beati tormenti della maternità” e su una rappresentazione della donna come “povera” e “indifesa”, quasi più vicina a un animale che a un essere umano.

In conclusione di questa breve carrellata sulla rappresentazione della donna attraverso lo sguardo maschile merita qualche parola sicuramente l’interpretazione magistrale della misconosciuta Daniela Rocca nei panni di Rosalia. La prima parte del film accumula scene che mostrano l’esasperazione di Ferdinando nei suoi confronti fino ad arrivare ai sogni ad occhi aperti di Fefè che immagina diversi scenari possibili per la morte della moglie. In queste scene la donna è rappresentata come una caricatura, scoprendo ancora una volta come tutto ciò che vediamo sia filtrato attraverso il male gaze di Ferdinando.

Opinione sul film

Nonostante il film abbia ormai compiuto sessant’anni resta sorprendente vedere la sua modernità formale e il suo coraggio. Se, come abbiamo dimostrato, esso si basa su uno sguardo maschile, la lenta risoluzione dell’intrigo rende un’immagine quantomai ridicola e ironica dell’uomo. I pochi secondi della scena finale sono capaci di ribaltare tutto quello che si è visto fino ad allora, provocando una vera e propria vertigine. Dallo sguardo soddisfatto di Ferdinando che apre la sequenza passiamo in pochi secondi alla presa d’iniziativa di Angela che lo tradisce col marinaio. E un dubbio rimane: chi è stato il vero burattinaio di tutta la storia?

Piste di didattizzazione in classe d’italiano

Il film può essere sfruttato alle scuole superiori, sia in classe di Seconde attraverso l’asse Représentation de soi et rapport à autrui che nelle classi del Cycle Terminal attraverso l’asse Espace privé et espace public, in particolare attraverso la lente della rappresentazione della donna nell’arte (accompagnato ad esempio dalla celebre fotografia di Mario De Biasi, Gli italiani si voltano) o in un excursus sull’emancipazione della donna in Italia, dove può essere messo a confronto con alcuni estratti cinematografici (Una giornata particolare di Ettore Scola) o letterari (Volevo i pantaloni di Lara Cardella).

Collegamenti utili

 

Pour citer cette ressource :

Luca Colantoni, Pietro Germi, Divorzio all’italiana (1961), La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), novembre 2024. Consulté le 12/12/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/arts/cinema/pietro-germi-divorzio-all-italiana-1961