Natalia Ginzburg, «Lessico famigliare» (1963)
Lessico famigliare non può considerarsi una semplice autobiografia, come scrive la stessa Ginzburg nell'Avvertenza. È un insieme di ricordi, che il trascorrere del tempo può avere reso imprecisi, labili:
Ho scritto soltanto quello che ricordavo. Perciò se si legge questo libro come una cronaca, si obbietterà che presenta infinite lacune. Benché tratto dalla realtà, penso che si debba leggerlo come un romanzo: e cioè senza chiedergli nulla di più, né di meno, di quello che un romanzo può dare. (p. XXI)
Il volume ripercorre, sul filo della memoria, la vita della famiglia Levi dagli anni Trenta fino ai primi anni del dopoguerra. Natalia, l'ultima di cinque figli, è la voce narrante. L'autrice non solo ripercorre le vicende della propria famiglia, ma ne fissa per sempre anche il linguaggio, i modi di dire, le consuetudini. Riassumere Lessico famigliare non è semplice: è una storia che ruota su se stessa, proponendo lo stesso frasario, gli stessi modi di dire, le stesse espressioni, che a mano a mano diventano familiari anche per il lettore. Il libro si fonda sull'idea del lessico familiare come strumento di coesione affettiva. Il comune linguaggio, senza senso magari per altri, è segno di riconoscimento e di distinzione per il nucleo familiare. La parola è ricordo ed è quanto basta per mantenere vivi gli affetti al di là della lontananza nel tempo e nello spazio. Scrive infatti l'autrice:
Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero: e non ci scriviamo spesso. Quando ci incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro, indifferenti o distratti, ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase. [...] Una di quelle frasi o parole ci farebbe riconoscere l'uno con l'altro, noi fratelli, nel buio di una grotta, fra milioni di persone. (p.22)
Il lessico dei Levi filtra ogni avvenimento all'interno e all'esterno della famiglia e rende coesa la struttura del racconto. Alla famiglia, che rivive nel ricordo dell'autrice, si legano eventi e nomi cruciali della cultura antifascista torinese; in casa Levi si radunano gli intellettuali dell'epoca: da Filippo Turati a Franco Rasetti, da Vittorio Foa a Camillo e Adriano Olivetti (che diventerà cognato dell'autrice), da Cesare Pavese (di cui l'autrice offre un ritratto delicato, indicando nell'eccessiva fragilità umana dello scrittore una delle possibili cause del suicidio) a Felice Balbo. Le frequentazioni includono anche altre persone: Anna Kuliscioff, Felice Castrati, Eugenio Montale (compagno della zia Drusilla). Sullo sfondo della vita familiare dei Levi si stagliano gli avvenimenti storici dell'epoca: il fascismo, le leggi razziali, la lotta antifascista, eventi che per i Levi hanno significato prigionia politica, confino e, come nel caso del primo marito della scrittrice, Leone Ginzburg, rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, morte.
Pour citer cette ressource :
Barbara Solari, "Natalia Ginzburg, «Lessico famigliare» (1963)", La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), décembre 2007. Consulté le 02/11/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/litterature/bibliotheque/natalia-ginzburg-lessico-famigliare