Margaret Mazzantini, «Splendore» (2018)
L'autrice
Margaret Mazzantini, attrice, giornalista, scrittrice e sceneggiatrice è nata a Dublino nel 1961 e vive a Roma. È Cavaliere Ordine al merito della Repubblica italiana, onorificenza ottenuta su iniziativa del Presidente della Repubblica.
Ha al suo attivo numerose opere letterarie e sceneggiature e ha ricevuto importanti premi quali il Campiello e lo Strega, i suoi libri sono stati tradotti in 35 lingue.
Il romanzo
Era il figlio del portiere. Suo padre aveva le chiavi di casa nostra, quando partivamo innaffiava le piante di mia madre. Per un periodo ci furono due nastri azzurri sullo stesso portone, il suo più scolorito del mio perché era più vecchio di qualche mese. C'incontrammo durante tutta l'infanzia, lui scendeva io salivo. C'era il divieto di giocare in cortile dove una grande palma spazzolava la quiete dei vecchi inquilini. Un casamento d'epoca fascista accanto al Tevere. Lo vedevo dalla finestra, mentre scivolava con il pallone sotto il braccio nel canneto lungo il fiume.
Sua madre faceva le pulizie negli uffici al mattino presto. Era organizzato, metteva la sveglia, apriva il frigorifero e si riempiva la tazza di latte. Calzava bene il berretto, si chiudeva il cappotto. Ci trovavamo più o meno allo stesso punto tutti i giorni. Io ero molto più assonnato di lui. Mia madre mi teneva la mano, lui era sempre per conto suo. Ciao. Si portava dietro un odore di cantina, di sottosuolo urbano ( p. 9 ).
Inizia così l'ultimo romanzo di Margaret Mazzantini, il settimo in venti anni che ha al centro l'amore, un grande amore che dura quaranta anni, a partire dagli anni sessanta- settanta. È la storia di due ragazzi – Guido e Costantino – dall'età dell'adolescenza fino alla piena maturità.
Due luoghi principali: Roma e Londra.
A Guido viene affidato dalla scrittrice il punto di vista narrativo.
Due uomini, due destini. L'uno figlio del dermatologo, ateo, riformato alla visita di leva, docente di Storia dell'arte in Gran Bretagna; l'altro figlio del portiere, di impronta cattolica, arruolato, ristoratore a Roma.
Sono attratti sessualmente l'uno dall'altro, si cercano e si ricercano fino alla resa finale, stiamo parlando dell'amore degli uomini, per qualcuno un amore scandaloso.
Nelle 300 pagine del romanzo vi è un'altalena di attrazione, rifiuto, vergogna e pentimento e come in tutti i romanzi della Mazzantini che ruotano attorno al tema dell'amore-passione ritroviamo slanci, rabbie, tradimenti, drammi. Qui, in aggiunta, vi è la difficoltà di un amore socialmente impresentabile, spesso in contrasto con il mondo interiore dei benpensanti.
A ben vedere, il tema centrale è piuttosto il coraggio di essere se stessi, di accettare un'identità frammentata, di riconoscere la difficoltà della rappresentazione di sé “Stai perdendo la testa, Guido. Non so che farmene della testa!”.
L'amore passionale abilmente sviscerato e descritto fa dimenticare l'omosessualità: è solo amore sublime e totalizzante.
La Mazzantini costruisce magistralmente le tessere di due esistenze, compone un mosaico esistenziale tra splendori e cadute, l'ultima delle quali è ambientata fra Calabria e Puglia, in cui si consuma una violenta tragedia ai danni di Guido e Costantino che avrebbero dato pubblico scandalo.
Dice il commissario di polizia: Certe situazioni creano sconcerto. Essere frocio è come essere un cane da pecore tra i lupi.
I due protagonisti non si salveranno, niente di risolutorio nel finale che rimane nebbioso e offuscato dal rimpianto, avvolto nella solitudine:
Cosa sento? Nulla, credo, solo un tiepido sussurro di labbra, e l'ultimo raggio è criptato. La fragile mitomania di ogni vita che si seppellisce. Le parole tacciono, rovesciate. Dovrei tornare nel punto dove la mia vita cominciò, la serratura cadde e la porta si aprì. Nell'estate della bellezza [...]la vita, credimi, non è un fascio di speranze perdute, un puzzolente ricamo di mimose, la vita raglia e cavalca nel suo incessante splendore (p. 309 ).
Accanto ai due uomini, nello svolgersi delle vicende, ruotano importanti figure di donne: Georgette, l'amata madre di Guido, morta prematuramente e sempre rimpianta; Azumi, la moglie giapponese di Guido, splendida presenza, dal carattere ben definito, Leni, la figlia di lei, bambina e poi ragazza molto amata, che porta gioia, energia e vitalità; Rossana, la moglie di Costantino, maestra; Eleonora, la sorella di Costantino che diventerà la giovane moglie del dermatologo rimasto vedovo.
Anche in questo romanzo si riconosce la febbrile scrittura della Mazzantini, una lingua gravida, carica di iperboli, di ossimori, di metafore, di aggettivi e di modi di dire gergali, una modalità narrativa pulsante, che attrae il lettore fino alla fine.
Uno splendore ipnotico!
Pour citer cette ressource :
Maurizia Morini, "Margaret Mazzantini, «Splendore» (2018)", La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), avril 2015. Consulté le 04/11/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/litterature/bibliotheque/margaret-mazzantini-splendore