Andrea Casalegno, «L'attentato» (2008)
Andrea Casalegno è nato a Torino nel 1944. È stato redattore della casa editrice Einaudi e attualmente è giornalista del Sole 24 Ore.
Ex militante di Lotta Continua racconta l'attentato a suo padre, vicedirettore della Stampa, ucciso dalle Br.
È successa una cosa terribile: hanno sparato a tuo papà. Gli hanno sparato alla testa.
È il 16 novembre del 1977, Carlo Casalegno, vicedirettore della Stampa, è stato ferito dalle Br. Morirà due settimane dopo...
Da quel tragico evento, che ha segnato la vita di Andrea, prende le mosse questo libro scarno ed essenziale, essenziale come può essere il dolore di un figlio che ha perso il proprio padre, ucciso perché persona libera e coraggiosa. Casalegno, che aveva fatto la Resistenza nel Partito d'Azione, scriveva parole durissime contro i terroristi e in difesa della legge.
La ricostruzione di Andrea ci riporta a quell'anno horribilis (più di duemila attentati terroristici) e ancora prima al '68, all'occupazione delle università...
(dalla IV di copertina)
Il giornalista e traduttore dal tedesco Andrea Casalegno, ricostruisce, appunto, l'omicidio del padre in un contesto personale, parlando anche della sua generazione e di un'epoca.
Racconta della sua famiglia, della madre morta prematuramente, del padre insegnante nelle superiori e poi giornalista alla Stampa, del nonno, il noto storico Luigi Salvatorelli, delle vacanze in Toscana, dell'Università e del profondo amore e matrimonio con la cugina Betta.
Un'ampia parte è dedicata alla lunga militanza in Lotta Continua fino al suo scioglimento nel 1977 e Casalegno affronta senza reticenze la sua esperienza politica di quegli anni, assumendosi responsabilità in prima persona quando dichiara a proposito dell'uso della violenza:
Negli anni settanta di quella follia fummo parte anche noi militanti dei gruppi. Le nostre parole d'ordine contribuirono a creare il retroterra ideologico che consentì alle menti più fragili ed esaltate di auto proclamarsi combattenti della rivoluzione.
E pure nel capitolo dedicato al delitto del commissario Luigi Calabresi, non si sottrae a parole esplicite affermando che
Uccidere Calabresi sarebbe stato per un gruppo politico di estrema sinistra, un imperdonabile errore politico. Anch'io ero convinto che Calabresi fosse colpevole per la morte di Pinelli... ma proprio per questo ero certo che nessun gruppo di sinistra aveva interesse a fare giustizia uccidendo il commissario. A parte il fatto che uccidere non è giustizia, e che la giustizia proletaria non è diversa dalla giustizia che vale per tutti, a noi Calabresi serviva da vivo e non da morto.
Il libro si chiude con le pagine dedicate al lungo addio al padre e con il capitolo "Quando l'orizzonte si oscura", molto amaro rivolto ai suoi morti, alle persone care che lo hanno lasciato.
Man mano che la vita procede, i morti occupano uno spazio sempre maggiore nella nostra vita, diventando la parte essenziale di noi stessi.
Le ultime righe sono, infine, dedicate alla breve malattia e scomparsa dell'amatissima moglie Betta.
Il libro, come altri usciti in questi ultimi anni, ci riporta le parole di un figlio; di una generazione di figli di chi è stato ucciso nel periodo degli anni di piombo e che adesso parla a nome proprio e per conto dei padri, poiché cercare le tracce di chi si è perduto può servire, forse, a ricostruire la propria identità.
Pour citer cette ressource :
Maurizia Morini, "Andrea Casalegno, «L'attentato» (2008)", La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), avril 2010. Consulté le 11/10/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/litterature/bibliotheque/andrea-casalegno-l-attentato