Féminismes et transmission générationnelle : une approche comparée France-Italie
Présentation
Maurizia Morini, lectrice d'italien MAE et historienne, ENS LSH de Lyon
Quando, poco tempo fa, mia figlia quasi diciottenne, in uno dei rari momenti in cui mi regala un po' del suo tempo, mi ha detto che non capisce perché io non le abbia mai parlato di ciò che ho fatto negli anni del femminismo sono rimasta annichilita. Per poi aggiungere che volendo sapere, si è procurata dei libri che le parlassero di quel periodo e di che cosa significhino il pensiero e le parole della differenza!
Come è stato possibile separare l'attività di trasmissione intellettuale (ho più volte affrontato gli anni Settanta e lo sviluppo del movimento neofemminista nelle mie lezioni di insegnante) da quella della trasmissione generazionale tout-court, da madre a figlia?
Disinteresse per un tempo ormai consegnato all'età giovane...
Anni tanto intensi che spiegati risulterebbero poca cosa...
Difficoltà nella relazione genitoriale...
Anni che hanno segnato la mia vita e per molti aspetti non sono ancora finiti...
Non ho ancora trovato risposte completamente esaurienti.
Interrogarsi sulla possibilità o impossibilità della trasmissione generazionale dell'esperienza femminile degli anni Settanta spinge anche a chiedersi quanto e come siano oggi vitali quelle pratiche e quale sia l'attuale identità e forza del movimento.
Ci chiediamo, dunque, quali siano i segni del femminismo odierno, se sotteranei o evidenti e quanto siano cambiati i luoghi di questa espressione.
In questa esperienza vi è un prima e un dopo che hanno al centro la relazione fra madri e figlie e contemporaneamente vi è l' nalisi di una differenza, quella fra generazioni diverse.
Vorremmo meglio comprendere se vi è consapevolezza, nelle giovani, dell' redità del femminismo come un portato che superi il luogo comune delle conquiste femminili in termini di mera uguaglianza e parità.
D'altra parte non si può procedere rileggendo semplicemente la storia di chi ha vissuto il femminismo degli anni settanta come se si trattasse di una storia neutra, da consegnare come un insegnamento oggettivo.
Nel seminario odierno intendiamo perciò interrogarci su come sia possibile gestire una relazione di scambio in cui si possa comunicare il senso di un'esperienza, per non farla apparire come una sorta di capitolo da manuale di storia recente, ma come un dialogo aperto e reciproco.
Che cosa è passato alle giovani donne di oggi di quell' intreccio fra teoria e pratica che ha contraddistinto il femminismo degli anni Settanta? Quali cioè sono stati gli elementi di continuità o discontinuità generazionali?
Per meglio comprendere, in questa ricerca sul rapporto fra generazioni poniamo perciò un'attenzione specifica a come è nato e si è sviluppato il femminismo degli anni Sessanta e Settanta, seguendo un intreccio di memoria e storia: vogliamo cioè dare spazio sia al vissuto generazionale che al contesto.
Riconosciamo l'esistenza di movimenti prettamente nazionali che, nelle pratiche e nelle modalità organizzative, evidenziano uno specifico contesto culturale, sociale e politico così come, in un paese diversificato come l'Italia, i caratteri del femminismo hanno variato da una città all'altra, mostrandone le differenze.
Ma nello stesso periodo in gran parte dell'Occidente industrializzato, a noi qui interessa lo specifico francese, analoghi movimenti femministi mettono la differenza sessuale al centro della loro riflessione e della loro mobilitazione sociale.
Questi gruppi attivano collegamenti, circolazione di testi, informazioni, confronti trans-nazionali, anche azioni coordinate.
Femminismo. Femminismi. Con tratti comuni.
Come per esempio il partire dalla consapevolezza di valorizzare ciò che è causa di discriminazione, vale a dire riconoscere che essere donna è un dato permanente, costitutivo della propria identità; proprio per questo il femminismo ha messo la persona al centro, prima di obiettivi organizzativi, politici ed economici.
È la pratica del partire da sé, la rivendicazione che il personale è politico; tale consapevolezza apre la strada al separatismo e all'affermazione della specificità femminile che interpreta la società e il rapporto uomo-donna in termini di genere.
Nei primi anni Settanta in Italia, in Francia molte donne attraverso incontri, letture, riflessioni, manifestazioni compiono un lavoro su di sé. Con la pratica dell'autocoscienza e l'autoriflessione sul proprio ruolo nella famiglia, nella maternità, nel lavoro si inizia a cambiare se stesse e si tenta di ridefinire i ruoli sociali.
Un'esperienza effervescente che ha segnato profondamente le donne che erano presenti e hanno partecipato, un'esperienza che negli anni successivi si è ridimensionata e in parte esaurita poiché sono emerse stanchezze, differenze: di linguaggi, di prospettive, di scelte di vita.
In questa prima parte dell' odierna giornata di studi intendiamo approfondire queste tematiche a partire dall'ultimo libro della storica Anna Bravo, insieme a Graziella Bonansea e con Estelle Ceccarini, Alison Carton-Vincent.
A colpi di cuore. Storie del sessantotto, è un racconto per temi, ci offre uno sguardo trasversale sulla storia dei giovani e delle donne negli anni Sessanta e Settanta; vogliamo considerare due temi in particolare, come emergono dal lavoro di memorie compiuto dalla scrittrice nella sua ricerca: si tratta dell'amore e del dolore.
Aiutate da questi due filtri vorremmo ragionare sulla complessità di quel periodo, sugli sviluppi successivi e sull'eredità che ci ha lasciato.
La fine degli anni Settanta, infatti, segna un profondo cambiamento nella storia del femminismo; altri sono i percorsi delle donne, fili meno visibili ma persistenti.
Negli anni Ottanta, il movimento non sarà più in grado di dare vita ad una mobilitazione sociale e pur nel permanere di luoghi aggregativi eterogenei, essi non mantengono i caratteri propri del decennio passato. Diversi fattori sono intervenuti a determinare questo cambiamento: a livello sociale, l'approvazione di alcune normative (divorzio, diritto di famiglia, consultori familiari, aborto, parità sul lavoro fra uomini e donne) hanno colmato, in buona misura, evidenti arretratezze e ingiustizie sociali anche nel rapporto uomo-donna.
All'interno del movimento, vediamo la fine della pratica dell'autocoscienza, che ha esaurito la sua carica innovativa nei rapporti fra donne, la crisi della militanza e delle tensioni collettive, la difficoltà di gestire le differenze fra le donne. Bisogna aggiungere che, se negli anni precedenti, tendevamo a scoprire e valorizzare ciò che accomunava ora emergono e non vengono nascoste le diversità; di età, cultura, condizione sociale. Ricomporre tali differenze, tuttavia, non è stato sempre possibile.
Il femminismo vive con altre forme, soprattutto culturali, che sfociano in iniziative istituzionali e di associazioni, nella nascita di riviste, di librerie delle donne, di centri di documentazione, di ricerca in campo filosofico e storico; ed anche nella creazione di Case delle donne o Centri contro la violenza.
"Femminismo culturale" è l'espressione comunemente utilizzata per definire la presenza di donne in questi luoghi di studio, ricerca e lavoro intellettuale: spazi al femminile, luoghi di donne per le donne.
Nella seconda parte della giornata focalizziamo perciò l'attenzione sui Centri di documentazione delle donne che hanno il compito di raccogliere e conservare informazioni sul mondo femminile e di promuovere azioni in tal senso.
Uno di questi è il Centro di documentazione, ricerca e iniziativa delle donne di Bologna che nella sua biblioteca e archivio ha raccolto materiale documentario dagli anni settanta ad oggi. Ce ne parlano Annamaria Tagliavini, direttrice della Biblioteca italiana delle donne, con Paola Zappaterra, dialogando con Florence Rochefort e Muriel Salle.
Les interventions
Seminario internazionale tenutosi all'Ecole Normale Supérieure - Lettres et Sciences Humaines de Lyon il 15 maggio 2009 :
(Il programma del convegno è consultabile sul sito del laboratorio Triangle)
Maurizia Morini, lectrice d'italien MAE et historienne, ENS LSH de Lyon
Anna Bravo, historienne, autrefois professeur d'Histoire sociale à l'Université de Turin
Graziella Bonansea, storica e narratrice
Alison Carton-Vincent, agrégée d'italien, doctorante à l'Université de Provence - Aix-Marseille 1
Estelle Ceccarini, Université de Provence - Aix-Marseille 1
Annamaria Tagliavini, directrice de la Biblioteca Italiana delle Donne de Bologne et présidente du réseau Lilith
Paola Zappaterra, historienne - Associazione Orlando, Bologne
Pour citer cette ressource :
Annamaria Tagliavini, Maurizia Morini, "Féminismes et transmission générationnelle : une approche comparée France-Italie", La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), juin 2009. Consulté le 04/11/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/civilisation/xxe-xxie/le-mouvement-des-femmes/feminismes-et-transmission-generationnelle-une-approche-comparee-france-italie