Guido Crainz, «Diario di un naufragio. Italia 2003-2013»
Il nesso fra cronaca e storia è centrale nel mio diario: può aiutare a muoversi fra le nebbie, e spesso fra le melme, della seconda Repubblica. E può portare ancora più indietro: alla qualità stessa della modernizzazione italiana. E al rapporto fra istituzioni, sistema politico e paese (quarta di copertina).
Lo storico, quindi, utilizza in questa sede lo strumento giornalistico, la cronaca, il giudizio immediato sui fatti.
Crainz ci propone perciò una nuova angolazione per conoscere e valutare eventi recenti: memoria individuale, intessuta di raffronti tra i giudizi del momento, annotati dall'autore a ridosso dei singoli accadimenti, e le valutazioni che lo stesso ne può dare oggi. Si tratta, infatti della raccolta commentata di articoli scritti per La Repubblica e altri giornali del gruppo Espresso.
Dieci anni di vita italiana che hanno sullo sfondo “bufere globali”: dal dramma di Nassirya al pericolo greco, dagli attentati di Londra e Madrid ad una crisi internazionale che mostra i pericoli del neoliberismo, sino al nodo dell'Europa, presente fin dall'inizio.
Crainz è duro nel suo giudizio e per usare la metafora del mare già contenuta nel titolo afferma:
Ho scelto con convinzione di riproporre senza correzioni o attenuazioni quei giudizi: risulta così più evidente che il naufragio è stato causato da scogli visibilissimi, da correnti marine facilmente individuabili, da sirene sempre più prive di appeal. E da maremoti annunciati, come era stato nel 1992 di Tangentopoli. Con alcune scialuppe di salvataggio a portata di mano ma lasciate inoperose, talora sprezzate o irrise. E con cantieri quasi sempre deserti. Non vi sono attenuanti, dunque, per i responsabili del disastro (p. VII).
Al centro del libro vi è la cosiddetta seconda Repubblica, mai nata veramente e le ragioni del perdurare della stagione berlusconiana, dello sprezzo dei valori collettivi e del primato del “sé” sul bene pubblico e con l'approvazione delle leggi ad personam di un attacco gravissimo alla legalità e alla Costituzione.
La riflessione spazia anche sulla inadeguatezza della sinistra, sulla sua incapacità di progettare il futuro e di restituire ai cittadini la fiducia nella democrazia.
Per Crainz non vi è democrazia senza i partiti ma è difficile che vi possa essere democrazia con gli attuali partiti italiani; invertire il rapporto di sfiducia fra cittadini e democrazia è il programma più di sinistra che si possa ipotizzare.
Ha ragione l'autore quando afferma che dimentichiamo troppo in fretta ciò che è accaduto in Italia recentemente, occorre invece ricordare poiché il problema non è solo del ceto politico ma anche del paese. Di un paese che affonda senza interrogarsi sul perché, che rimuove i problemi e non mostra, a giudizio dell'autore, la voglia di risollevarsi come seppe fare egregiamente nel secondo dopoguerra.
Un ulteriore segno allarmante è rappresentato dal forte calo di partecipazione mostrato nelle elezioni più recenti, siamo passati da un 92% ad un 50% di votanti.
La prospettiva dello storico non è entusiasmante:
I venti anni della stagione berlusconiana, con le eredità e i detriti che ci hanno lasciato, gravano però come un macigno sulla nostra capacità di ricostruire il paese e di progettare il futuro (p. 245).
Si potrebbe anche non condividere completamente il giudizio pessimista di Crainz e valutare pure i segni positivi che provengono dalla società civile e da cittadini eticamente integri; in ogni caso la lettura del libro ci permette di ricordare la cronaca/storia recente e di riflettere.
Pour citer cette ressource :
Maurizia Morini, Guido Crainz, Diario di un naufragio. Italia 2003-2013, La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), février 2015. Consulté le 27/11/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/civilisation/bibliotheque/guido-crainz-diario-di-un-naufragio-italia-2003-2013