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Giovanni Tizian, «La nostra guerra non è mai finita» (2013)

Par Maurizia Morini : Lectrice d'italien MAE et historienne - ENS de Lyon
Publié par Damien Prévost le 20/12/2013

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Scheda di lettura del libro ((La nostra guerra non è mai finita)) di Giovanni Tizian, pubblicato nel 2013 da Mondadori.

L'autore

Giovanni Tizian è nato a Reggio Calabria nel 1982. È laureato in criminologia. Ha pubblicato le sue prime inchieste sulla Gazzetta di Modena, oggi scrive per l'Espresso e la Repubblica. Ha collaborato con il mensile Narcomafie e il portale Stop'ndrangheta.it

Nel 2012 ha i vinto i premi “Enzo Biagi”, “Biagio Agnes” e la Colomba d'oro per la pace; nel 2013 il premio nazionale “Paolo Borsellino”. Ha pubblicato: Gotica. 'Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea, Round Robin 2012.

Il libro

Il titolo del libro di Giovanni Tizian è tratto dai versi di Primo Levi In piedi, vecchi,nemici di voi stessi: la nostra guerra non è mai finita, ed ha questa premessa

Con gli occhi di un ragazzo, un tempo bambino, voglio raccontarvi questa storia. Che poi è la storia dei tanti “dimenticati” a cui è stata negata giustizia. Gli occhi come testimoni della dannazione e della bellezza di una terra, la Calabria, e di un Paese, l'Italia.

pag.3

E la storia è proprio quella del giovane autore che partendo dalla sua vicenda personale e familiare allarga il racconto alle mafie calabresi e alla loro estensione nel nord d'Italia.

Il padre di Giovanni, funzionario di banca nella Locride viene ucciso a colpi di lupara quando lui ha sette anni, poco tempo dopo la fabbrica del nonno viene incendiata e la famiglia si trova in serie difficoltà finanziarie, aggravate dalla morte del caro nonno.

Sono due donne, la madre e la nonna dell'autore che prendono una decisione radicale e dolorosa insieme, decidendo di andarsene dalla loro terra e di trasferirsi a Modena, città accogliente, per iniziare una vita nuova. Qui il ragazzo cresce, nasconde forse la rabbia e la sofferenza, si fa nuove amicizie, studia fino alla laurea in criminologia all'Università di Bologna.

I ricordi riafforano, il passato riemerge, la memoria ha bisogno di essere nutrita e il desiderio di sapere pure, Tizian comincia a chiedere alla madre, vuole sapere tutto della sera del 23 ottobre 1989, dei colpi sparati contro l'auto del padre, delle fiamme che rovinano il mobilificio e nonno Ciccio.

Inizia perciò una ricerca personale che diventa ricerca sociale, sulla Locride, terra di sequestri negli anni settanta e ottanta, terra di tanto denaro ”sporco” da riciclare anche nelle banche e affiorano tante dolorose verità. Le indagini sulla morte del padre concluse senza un colpevole, finite negli archivi umidi del Tribunale, idem per l'indagine della fabbrica incendiata la cui proprietà si rifiutava di pagare il pizzo o di cederla.

Tizian allora indaga, non demorde, tassello dopo tassello, studia le carte dei processi, si informa, è attento ai movimenti della mafia calabrese che trasferisce i suoi affari dove circola il denaro ed è la Lombardia, l'Emilia Romagna, Modena, Reggio Emilia...

In queste regioni spesso si chiude gli occhi davanti all'emergere delle mafie, si ha voglia di credere che il tessuto sociale sia ancora integro, la tradizione di una terra solidale immune dalla criminalità; purtroppo non è così e Tizian dimostra con nomi e luoghi, desunti dalle indagini della Magistratura, l'infiltrazione consistente in settori redditizzi dell'economia del nord d'Italia.

Assistiamo ad un copione già visto: gli articoli di Tizian sui giornali, le sue inchieste cominciano a dare fastidio, viene minacciato e dal 2011 vive sotto scorta. L'autore racconta anche questo vivere, l'imbarazzo di doversi adattare alla presenza continua di chi lo protegge e la decisione di rinunciare al ritorno estivo nella sua terra d'origine, come aveva sempre fatto, perchè “troppo difficile” fare un tranquillo bagno in mare di fronte a chi sotto il sole sulla spiaggia lo aspetta e lo vigila.

Tizian non si arrende, la pubblicazione di questo libro lo dimostra, continua a scrivere a denunciare, a girare l'Italia per testimoniare, ha coraggio e speranza, scrive nella pagina conclusiva:

Ci vorrà tempo perchè io possa ritornare a passeggiare libero e vagare senza meta, semplicemente per il piacere di farlo. Ma finirà. Non sarà per sempre.

In eterno mi porterò invece il dolore ...dell'annuncio che il mobilificio era in fiamme...dell'annuncio della morte di mio padre. E il vuoto lasciato dalla sua perdita rimarrà per sempre.

Tasselli della mia infanzia calabrese e della mia vita emiliana. Passato e presente legati da un filo rosso. Tenuti assieme dalla volontà di non abbassare mai la testa, di ricercare la verità a tutti i costi, di guardare dentro la realtà per raccontarne le corruzioni. Ieri e oggi, proseguo caparbio quel cammino verso la normalità che la 'ndrangheta cerca in ogni modo di bloccare. Le resisto, portando avanti le mie passioni e sfidando la cultura del favore sul terreno dei diritti.

pag. 227

Ammiro questa determinazione, questo coraggio civile ma nello stesso tempo mi chiedo, con amarezza, e forse con un po' di retorica perchè sia ancora necessario nell'Italia di oggi assistere a tale dolore, precarietà e incertezza di vita.

 

Pour citer cette ressource :

Maurizia Morini, "Giovanni Tizian, «La nostra guerra non è mai finita» (2013)", La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), décembre 2013. Consulté le 28/03/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/litterature/bibliotheque/giovanni-tizian-la-nostra-guerra-non-e-mai-finita