Il rapporto tra letteratura e cinema oggi. Riflessioni sull’intermedialità delle scritture di Giancarlo De Cataldo e Roberto Saviano
Introduzione
Oggi sembra che la letteratura sia stata soppiantata dal cinema, inteso, in senso ampio, come produzione sia filmica che di serie televisive, e, a ben vedere, non si tratta solo di un’impressione. La ricerca universitaria stessa sottolinea l’importanza di quella che viene definita la cultura visuale come griglia di lettura critica della produzione artistica contemporanea. A teorizzarla tra i primi è W. J. T. Mitchell che ha postulato, all’inizio degli anni Novanta, un "pictorial turn", (Mitchell, 2014, 27), ossia una svolta epistemologica per cui il modello interpretativo che si afferma a partire dall’imposizione della fotografia, del cinema, della televisione, non è più il mondo come libro ma il mondo come immagine (Mirzoeff, 1999, 7). Nicholas Mirzoeff ha poi spinto oltre l’indagine arrivando ad affermare che dal XXo secolo l’accesso alla conoscenza avviene sempre di più attraverso un’interfaccia, alludendo, in particolar modo agli schermi (Mirzoeff, 1999, 3). Il pubblico sembra confermare questa tendenza e l’Italia non fa eccezione. Se prendiamo in considerazione le cifre Istat, rilevate a partire da un campione di italiani dai 6 anni in su, durante il 2018 il 40,6% ha letto almeno un libro mentre il 48,8% ha visto un film e il 92,4% delle persone guarda la televisione, e tra queste l’81,8% la fa con frequenza giornaliera.
Parallelamente si assiste a un abbandono della rigida categorizzazione delle forme artistiche per non considerarle più letteratura, cinema, pittura, ecc., cioè come arti rinchiuse in compartimenti stagni. In questa direzione si inseriscono gli studi sull’intermedialità. Lo studioso canadese Jünger Müller, partendo dalla considerazione che "les médias ne peuvent plus être conçus comme des monades isolées" (Müller, 2000, 105), si focalizza su questa disciplina sottolineando come intermedialità sia un termine che coniuga il termine intertestualità (Kristeva, 1968, 311) al termine intermedio, già usato nel Quattrocento per indicare un interludio musicale o teatrale. Secondo Müller, quindi, "un produit médiatique devient intermédiatique quand il transpose le côte à côte multimédiatique, le système de citations médiatiques, en une complicité conceptuelle dont les ruptures et stratifications esthétiques ouvrent d’autres voies à l’expérience" (Müller, 2000, 113). Inteso in questo modo, il passaggio da un medium all’altro si configurerebbe allora come un sistema citazionale che apre a nuovi significati.
Giancarlo De Cataldo e Roberto Saviano sono due autori italiani contemporanei che si sono imposti sia sulla scena letteraria sia sulla scena cinematografica in Italia e, dato il successo dei film e delle serie televisive tratte dai loro libri, in tutto l’Occidente. Pensiamo allora che possa essere utile vedere come il cinema sia integrato in queste due scritture sin dall’inizio, in virtù di un’intertestualità intrisa di cultura visuale. Ma crediamo che sia anche necessario mostrare come proprio gli adattamenti cinematografici sottolineino il fatto che entrambi questi autori scrivono opere con uno specifico letterario che, contrariamente a quanto possa sembrare, mette la resa filmica a dura prova. Infine cercheremo di delineare quali siano le soluzioni adottate dai due scrittori di fronte a questo rapporto complesso tra letteratura e cinema in un contesto in cui la prima sembra ormai succube del secondo.
Per la nostra analisi faremo riferimento alla trilogia sulla criminalità romana di Giancarlo De Cataldo, composta da Romanzo Criminale uscito nel 2002, Nelle mani giuste, pubblicato nel 2007, e Suburra, quest’ultimo coscritto con il giornalista Carlo Bonini nel 2013. I tre romanzi permettono di percorrere un arco temporale che va dalla fine degli anni Settanta ai giorni nostri. Nel primo vengono raccontate le gesta della banda della Magliana; il secondo si svolge durante gli anni Novanta – con un’analessi che risale al 1982 – e racconta le vicende di Tangentopoli; il terzo, ambientato nella Roma contemporanea, segue le vicende del Samurai, personaggio legato ai membri della banda della Magliana. Romanzo criminale è stato adattato, con lo stesso titolo, prima al cinema da Michele Placido nel 2005 e poi in una serie televisiva da Stefano Sollima nel 2008. Ancora Sollima è il regista del film Suburra, del 2015, e dell’omonima serie tv (2017) e direttore artistico, nonché regista di alcuni episodi, di Gomorra - La serie. Questa, del 2014 – e la cui quinta stagione è appena andata in onda – è una resa cinematografica del libro omonimo di Roberto Saviano uscito nel 2006, da cui già nel 2008 era stato tratto un film, omonimo, dal regista Matteo Garrone. Faremo anche poi riferimento, per l’autore napoletano, a Zero Zero Zero (2013) e ai suoi due ultimi romanzi La paranza dei bambini e Bacio feroce, pubblicati rispettivamente nel 2016 e nel 2017. Se Gomorra trattava del potere della camorra in generale, Zero Zero Zero si focalizza sul traffico di cocaina, mentre La paranza dei bambini e Bacio feroce raccontano della nascita e della fine di un clan napoletano di adolescenti criminali.
1. Scritture cinematografiche
De Cataldo e Saviano sembrano integrare sin da subito i codici cinematografici nelle loro scritture e ciò a molteplici livelli. Innanzitutto nella struttura e nella tempistica del racconto. Tutte le opere citate qui sopra sono organizzate in parti a loro volta suddivise in capitoli, ognuno con un proprio titolo. Se da un lato si poteva pensare che la frammentarietà della struttura di Gomorra e di Zero Zero Zero fosse dovuta esclusivamente al fatto che questi libri sono, per buona parte, il risultato di un assemblaggio di scritti già apparsi separatamente, senza nessi tra loro, su riviste o quotidiani, la pubblicazione di La paranza dei bambini e di Bacio feroce possono smentire questa ipotesi rigida. Infatti anche questi ultimi due romanzi, così come quelli di Giancarlo De Cataldo, che sono il frutto