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Franco Mimmi, «Lontano da Itaca» (2012)

Par Maurizia Morini : Lectrice d'italien MAE et historienne - ENS de Lyon
Publié par Damien Prévost le 16/09/2008
Scheda di lettura del romanzo ((Lontano da Itaca)) di Franco Mimmi, pubblicato nel 2012 da Lampi di Stampa.

L'autore

Franco Mimmi è nato a Bologna nel 1942, nel corso della sua carriera come romanziere ha ricevuto numerosi premi letterari; è giornalista e attualmente scrive per il quotidiano L'Unità.

Il romanzo

L'ultimo romanzo del giornalista-scrittore Mimmi riprende un tema espresso in varie forme nel corso del tempo, da poeti e intellettuali: il mito di Itaca e parallelamente il mito di Ulisse.

Di conseguenza molte sono le chiavi per interpretare simbolicamente; Mimmi sceglie di rappresentare l'eroe nell'ambito familiare e domestico dell' isola. Sono passati dieci anni da quando Ulisse è tornato alla tanto sospirata Itaca e sommando con i dieci della guerra a Troia più i dieci delle peripezie nel Mediterraneo, fanno trenta. È quindi un uomo maturo quello che si passa pensieroso

le dita nei capelli aspettandosi di toccare morbide ciocche bionde e le trovò grigie e ruvide, le passò nella barba ispida che in attesa di imbiancare del tutto aveva perduto ogni colore.

E ancora

fissava un punto lontano all'orizzonte... un tempo avrebbe potuto distinguere con certezza, ma da qualche anno gli oggetti molto lontani gli apparivano in un alone nebbioso, e doveva allontanare quelli vicini per vederli con chiarezza. E fu un vecchio a scuotere la testa grigia mentre di nuovo si avviava, usando la lancia come un bastone per appoggiarsi nel cammino. (pp. 56 e 58)

Sono i segni fisici del passare del tempo, questi descritti con lievità da Mimmi, e ritroviamo un Ulisse un po' stranito di vivere in un'Itaca che è cambiata nel corso degli anni: più opulenta, popolosa, con greggi e mandrie abbondanti. Appare al suo re come chiusa in se stessa, schiacciata dalla sua ricchezza, indifferente alle vicende del mondo. Questo senso di non appartenenza ci pare di ritrovarlo nei confronti dei familiari: la bella Penelope, sciupata dal vino e dall'ira; Telemaco, appesantito dal cibo e dall'inerzia, dedito agli affari.

Certo la moglie lo aveva accolto con amore nel talamo coniugale, dopo tanta fedele virtù, lo aveva ascoltato raccontare le peripezie, mischiate a dolci compagnie femminili, lo sapeva attento alla profezia di Tiresia che prevedeva un nuovo viaggio prima di una serena vecchiaia, ma triste oltre le lacrime poneva la stessa domanda: perché sei tornato Ulisse?

E io voglio parlarvi di chi non ebbe consolazione e gloria e dovette seppellirsi in vita con i suoi sentimenti.
La voce di Penelope era ormai tutto meno che ebbra: gli astanti potevano udirvi la lunga storia di dolore della loro regina... e il marito sentirvi le attese che non erano state inferiori alle sue, le ferite che non erano state meno profonde delle sue, le angosce che non erano state inferiori alle sue. Ma senza il conforto, lei, delle braccia di Circe, delle labbra di Calipso, degli occhi di Nausicaa. (p. 48)

Appunto: un'analoga sofferenza quella dei due sposi, ma ben diverso il modo di trascorrere quei famosi decenni e il rapporto fra i due è teso, con l'ombra incombente della profezia che offusca presente e futuro.

Ci viene poi presentato Telemaco, ancora non sposato, nell'ozio, ben attento a rimpinguare le casse reali. La sua ultima impresa economica consiste nell'apertura di una taverna sul porto, nella quale il re potrà trovare luogo adeguato e redditizio per raccontare le famose avventure e in tal modo richiamare mercanti e navigatori nell' isola. Il re neghittoso pare acconsentire al progetto, sempre meno guerriero e navigatore e sempre più scontento e pieno di rimpianti alla vampa del suo focolare tranquillo.

Si è detto, quindi, di un ambito familiare quello che fa da sfondo al romanzo in cui appaiono frequentemente echi epici, richiami alle vicende belliche compiute più per sete di ricchezza e glorie che per motivi d'onore. Ci vengono mostrati gli eroi della guerra con Troia, la relazione fra umano e divino, i temi cari alla classicità greca e al mondo letterario dei miti.

È la scelta conclusiva dell'autore che ci ha piacevolmente sorpreso: il re passa il testimone ai giovani!

La profezia di Tiresia aveva tormentato Ulisse per dieci anni, la dea Pallade, da sempre al suo fianco, sotto mentite spoglie lo aveva più volte incoraggiato ma l'eroe, giocando ancora una volta d'astuzia e ora anche di saggezza, lascia il compito di partire al figlio Telemaco e alla generazione dei giovani di Itaca.

È un segno di fiducia verso quei ragazzi che non avevano conosciuto avventure e sembravano rammolliti; una nave veloce e capiente viene all'uopo approntata e parte. Ma dove, dove andranno mai? Ulisse, sorridendo: lontano, rispose, lontano da Itaca (p. 80).

Ed è quindi un ex-eroe pacificato quello che scopriamo alla fine della storia:

Allora Ulisse risalì l'erto sentiero che portava alla roccia e alla quercia che per tanti anni avevano ospitato i suoi ricordi, i suoi rimpianti, e dove ora, tranquillamente seduta, lo aspettava Penelope. Le si sedette accanto, si guardarono, si sorrisero, vecchi placidi alla vampa del focolare tranquillo del loro amore. (p. 78)

La secona parte del libro (appendice) è una ricca fonte di citazioni che nel corso del tempo e dei luoghi letterari hanno ispirato intellettuali a parlare di Ulisse; da Dante a Gozzano, Joyce ecc. fino alla poesia Itaca, di Kostantinos Kavafis a cui Mimmi dichiara esplicitamente di essersi ispirato, nel concetto del viaggio più importante dell'arrivo e nella rivendicazione di autonomia dell'umano dal divino.

Per la presenza di questo ampio materiale comparativo crediamo che il testo possa avere anche una sua utilità direttamente didattica.

 

Pour citer cette ressource :

Maurizia Morini, "Franco Mimmi, «Lontano da Itaca» (2012)", La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), septembre 2008. Consulté le 19/03/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/litterature/bibliotheque/franco-mimmi-lontano-da-itaca