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Rossana Rossanda, «La ragazza del secolo scorso» (2005) e Pietro Ingrao «Volevo la luna» (2006)

Par Maurizia Morini : Lectrice d'italien MAE et historienne - ENS de Lyon
Publié par Damien Prévost le 05/12/2007

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Schede di lettura del romanzo ((La ragazza del secolo scorso)) (Einaudi, Torino 2005) di Rossana Rossanda e di ((Volevo la luna)) (Einaudi, Torino 2006) di Pietro Ingrao.

 

 

Gli autori

Rossana Rossanda, nata a Pola nel 1924, è stata allieva del filosofo Antonio Banfi, antifascista, ed ha partecipato alla Resistenza. Nel 1969 viene radiata dal PCI, in cui era dirigente, come esponente della sinistra critica del partito e fonda una rivista oggi quotidiano, Il Manifesto.

Tra i suoi libri ricordiamo: con Pietro Ingrao, Appuntamenti di fine secolo,(Manifestolibri 1995); con Carla Mosca, Brigate Rosse. Una storia italiana (Baldini & Castoldi, 2002).

Pietro Ingrao, nato nel 1915 in provincia di Latina, diventa dopo il 1936 membro attivo dell'organizzazione clandestina comunista e poi entra nell'esercito di Liberazione. É eletto Deputato nel PCI dal 1948  al 1992, e Presidente della Camera dal 1976 al 1979. Si oppone alla nascita del PDS e nel 2004 lascia la Quercia aderendo a Rifondazione Comunista. Oggi coltiva la sua grande passione, il cinema, e aderisce  al pacifismo. È autore di numerosi saggi  e raccolte di poesie.

I libri

Due libri usciti a poca distanza l'uno dall'altro, definiti rispettivamente Il racconto di una vita: la politica come educazione sentimentale e Memoria e storia del Novecento nel racconto appassionato di un protagonista.

Due libri di amici e di protagonisti politici della storia della sinistra italiana.

Due libri di militanti che sono ancora in grado di essere attivi e presenti: la Rossanda vive a Parigi e scrive sul Manifesto; Ingrao (92 anni) partecipando ad una manifestazione a Roma afferma, con spirito indomito, che la politica deve anche far sognare, che si deve volere altro... che non ci si deve rassegnare.

Due autobiografie che consigliamo a chi vuole conoscere parte della storia recente italiana, come è stata vissuta e raccontata, con la convinzione che si fa storia anche attraverso le memorie individuali dei testimoni.

Scegliamo, quindi, di far parlare direttamente gli autori:

Questo non è un libro di storia. È quel che mi rimanda la memoria quando colgo lo sguardo dubbioso di chi mi è attorno: perchè sei stata comunista? Perchè dici di esserlo? Che intendi? Senza un partito, senza cariche, accanto a un giornale che non è più tuo? È una illusione cui ti aggrappi, per ostinazione, per ossificazione? Ogni tanto qualcuno mi ferma con gentilezza: - lei è stata un mito! - Ma chi vuole essere un mito? Non io. I miti sono una proiezione altrui. Io non c' entro. Mi imbarazza. Non sono onorevolmente inchiodata in una lapide, fuori del mondo e del tempo. Resto alle prese con tutti e due. Ma la domanda mi interpella.

La vicenda del comunismo e dei comunisti del Novecento è finita così malamente che è impossibile non porsela. Che è stato essere un comunista in Italia dal 1943? Comunista come membro di un partito , non solo come un momento di coscienza interiore con il quale si può sempre cavarsela - in questo o in quello io non c' entro -. Comincio dall' interrogare me. Senza consultare né libri né documenti ma non senza dubbi.

Dopo oltre mezzo secolo attraversato correndo, inciampando, ricominciando a correre con qualche livido in più, la memoria è reumatica. Non l' ho coltivata, ne conosco l' indulgenza e le trappole. Anche quelle di darle una forma. Ma memoria e forma sono anch' esse un fatto tra i fatti. Né meno né più.

(Rossanda, dalla sovracopertina)

Queste memorie sono in qualche modo la ricostruzione di una vicenda personale e sociale nelle insanguinate vicende del mio tempo.

Ma - anche per il memorialista - non è proprio certo che le cose siano andate così, e con tale ordine sotteso. L'accaduto forse diverrà più sicuro, quando saranno appurati nessi ed eventi che a tutt' oggi, almeno per chi scrive, risultano ambigui o ancora nel farsi, o ancora troppo personali e segreti.

È vero: si determina così una doppiezza, o un incastro per cui io ridispongo nella memoria l' amato, trascinante accaduto dentro vocabolari in dubbio e scale di lettura ferite, forse diroccate. Quell'evento fu così, come sta aggrappato nella mia dolce, dolorosa memoria?...

E perchè temiamo tanto che la memoria si perda?...

O forse è la memoria di una soggezione ad altri, tale che non può reggere il silenzio.

Una delle cose che mi è piaciuta sempre nella vita - e che avrei fatto senza annoiarmi - è sedermi in un caffè a guardare il fiume di persone che scorre nella strada, chiedendomi chi sono, cercando di immaginare ciò che loro capita o che hanno in animo.

In queste pagine si racconta degli incontri che - levandomi dalla sedia del caffè e scendendo dal marciapiede - ho avuto con alcuni (molti) nella relazione sociale.

(Ingrao, p.2)

 

 

Pour citer cette ressource :

Maurizia Morini, "Rossana Rossanda, «La ragazza del secolo scorso» (2005) e Pietro Ingrao «Volevo la luna» (2006)", La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), décembre 2007. Consulté le 11/05/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/litterature/bibliotheque/rossana-rossanda-la-ragazza-del-secolo-scorso-e-pietro-ingrao-volevo-la-luna