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Elisabetta Rasy, «L'estranea» (2007)

Par Maurizia Morini : Lectrice d'italien MAE et historienne - ENS de Lyon
Publié par Damien Prévost le 02/10/2007

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Scheda di lettura del romanzo ((L'estranea)) di Elisabetta Rasy, pubblicato nel 2007 da Rizzoli.

L'autrice

La scrittrice Elisabetta Rasy è nata a Roma dove vive e lavora . Ha pubblicato numerosi romanzi e racconti, vari saggi di argomento letterario, molti dei quali dedicati alla scrittura femminile.Vincitrice di numerosi premi letterari, fra cui il Premio Selezione Campiello nel 1997 con Posillipo. Collabora a La Stampa, Il Corriere della Sera e Panorama.

Il romanzo

«O stai sempre con me, diventi me, la mia malattia, il mio stesso corpo, o mi lasci in pace perché di quello che mi succede, da fuori, non puoi capire niente». Il romanzo, autobiografico, narra la morte della madre della scrittrice avvenuta, come apprendiamo fin dalla prima riga, il 13 febbraio del 2000 a Roma.

Una vicenda non ancora completamente conclusa nell'animo dell'autrice che ripercorre in questo diario-riflessione il rapporto con la madre come si è snodato nel corso degli anni, fino alla scoperta di una malattia inesorabile, a ottantun anni, della madre. Le due donne sono travolte da ciò che ne consegue: medici, ospedali, cure, ed anche dal precipitare del loro rapporto fino «... a quella buca che sembrava inutilmente profonda, un'insensata voragine, e con noi c'era l'impiegato dell'agenzia funebre che ci aveva assistito in quei giorni con l'imperturbabile giovialità di un agente immobiliare» (p. 7).

Dolore e una punta di ironia verso il mondo in questo libro-conversazione della Rasy che ha alternato nella sua carriera libri vari ad altri di carattere autobiografico.

Il romanzo si apre con una pagina, senza titolo, di breve descrizione della sepoltura materna e comprende due capitoli: In un paese sconosciuto e L'estraneasuddivisi a loro volta in paragrafi numerati progressivamente. La copertina  cartonata e profilata in nero rinvia a libri del passato, diari di ragazze per bene.

La lettura del libro ci evidenzia due estraneità: quella di una figlia che guarda alla madre senza riconoscerla; la persona amata sta diventando, diventa un'altra e il filo che le legava sta per spezzarsi. Pure estranea alla vita è la morte e coloro che sono vinti dalla malattia diventano estranei agli altri. La Rasy è affascinata da questa madre che nonostante le sventure era felice e pensa che solo la felicità insegni la profondità delle cose mentre il dolore le acceca. Con l'età ringiovanisce e a ottanta anni cammina con un passo veloce, le gambe snelle e intatte; una guerriera capace di furori e indignazioni. Anche la figlia è combattiva, con e contro la madre tanto che la loro esistenza comune diventa «una guerra amorosa».

Quando compare il tumore, inizialmente la figlia-narratrice cerca di nascondere la verità della malattia, alla madre ma anche a se stessa e solo dopo, nel raccontare, capisce quanto sia stato grave il suo errore. Ha paura, vorrebbe accompagnare la madre ma il percorso le è ignoto, diventa bambina, incapace e mentre la malattia  conquista terreno la figlia sembra la vittima e fa fatica ad orientarsi nella realtà quotidiana.

Madre e figlia finiscono invischiate nel mondo della malattia, non si capiscono e non capiscono: la prima vorrebbe che la figlia si identificasse con lei, con la sua malattia; la figlia, inconsapevolmente, rifiuta di lasciarsi assorbire. E c'è l'allontanamento: questo fa soffrire una figlia che non riesce a parlare, a seguire, a comprendere.

La madre lascia, si abbandona, non legge, non mangia, non si cura più le belle mani, non si guarda allo specchio dove vede un'immagine a sé estranea; non parla, solo qualche movimento della testa e non ricorda più.

Vicine e lontane affrontano gli altri pochi personaggi: una serie di badanti imposte alla madre e che via via se ne vanno e la comunità medica, a volte bonariamente illusoria o accanita nelle cure. Tuttavia la scrittrice non mostra, nel racconto, risentimento verso chi non considera il malato come un essere umano lacerato, addolorato; il suo sguardo è altrove, è con un tratto lieve di parola nel colloquio intimo con l'idea della morte e della separazione.

In fondo si tratta di un'indagine sul dolore e su ciò che al dolore sopravvive.

 

Pour citer cette ressource :

Maurizia Morini, "Elisabetta Rasy, «L'estranea» (2007)", La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), octobre 2007. Consulté le 07/10/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/litterature/bibliotheque/elisabetta-rasy-l-estranea