Incontro con Giuliano Montaldo
Potremmo affermare: un incontro con due icone viventi del cinema italiano e della sua storia.
Montaldo nella sua lunga carriera ha ricevuto numerosi premi ed ha lavorato in diversi paesi europei e non, collaborando con registi del calibro di Carlo Lizzani, Gillo Pontecorvo, John Cassavetes solo per citarne alcuni; ha realizzato film di successo((Tiro al piccione, 1961; Sacco e Vanzetti, 1971; Giordano Bruno, 1973; L'Agnese va a morire, 1978; Il giocattolo, 1979; Gli occhiali d'oro, 1987; I demoni di San Pietroburgo, 2008; L'industriale, 2011)), documentari, sceneggiati televisivi, (Marco Polo e Caravaggio), diretto opere liriche.
Il cineasta nell'incontro con il pubblico all'Università si è mostrato ironico e brillante e ci ha deliziato con ricordi e aneddoti legati alle esperienze con attori e registi.
A vent'anni, trasferitosi da Genova, dove è nato a Roma, faceva l'attore per sopravvivere, scrutando, imparando il mestiere, affascinato “dal cinema che è gioia di inventare, di esplorare”.
Montaldo descrive con arguzia il clima degli anni cinquanta e sessanta a Roma, in Via Veneto, a Piazza del Popolo, la dolce e bella vita della capitale e degli incontri: Fellini, Mastroianni, Volontè, Pasolini, Scola, Monicelli, Flaiano...
Ricordi. Tanti. Una vita intera.
La memoria va alla difficile scelta dell'anziana partigiana delle Valli di Comacchio per L'Agnese va a morire, la ricerca punta verso Simone Signoret, che rintraccia nella sua casa di campagna in Normandia. L'attrice conosceva il romanzo di Renata Viganò, lo apprezza ma è troppo tardi, gli rivela che sta male, sta morendo.
Sarà poi scelta la svedese Ingrid Thulin che da bella e algida donna sa trasformarsi in anziana e perfetta contadina, vivendo prima delle riprese per un mese insieme ai contadini nelle Valli, per coglierne al meglio abitudini, stili di vita, atmosfere ambientali.
Altro ricordo: il grande attore Gian Maria Volontè, interprete di Giordano Bruno, il più grande, dice Montaldo.
Ed ancora negli Stati Uniti e in Irlanda, dopo quattro anni passati a convincere i produttori, per Sacco e Vanzetti, con la colonna sonora di Joan Baez. Film che ha avuto il merito di far riaprire il caso, permettendo a studenti di giurisprudenza di Boston di studiare le carte processuali e di far riabilitare i due italiani immigrati negli Stati Uniti agli inizi del novecento e ingiustamente condannati a morte.
L'ultimo film L'industriale, presentato al festival del cinema italiano di Annecy è stato girato in digitale, in bianco e nero o meglio in colori lividi con poche e rare pennellate di colore, tratta il tema della crisi economica in Italia, in particolare a Torino. Racconta il regista che il film è stato girato di notte in una Torino gelida ma con il calore della troupe e dei torinesi che si sono prestati generosamente a collaborare forse proprio perchè la città è colpita dalla crisi come tutte le grandi città industriali.
Nel film si mescolano crisi professionale e familiare in un circolo vizioso, si distrugge un'azienda e viene coinvolta la vita familiare e l'amore.
Avremmo potuto ascoltare Giuliano Montaldo, elegante con cintura, fazzollettino, cravatta e calze rosse, e la moglie con occhiali e bastone da passeggio rossi, ancora a lungo poiché ci pareva di vivere “dentro” ai film, non in una sala universitaria.
L'incontro si è poi concluso con una nota amara ma realistica e cioè la constatazione da parte dell'autore dell'assenza, in Italia, di attenzione e investimenti per la CULTURA; nessun politico - ha detto Montaldo – pronuncia più la parola cultura, sono disperato!
Pour citer cette ressource :
Maurizia Morini, Incontro con Giuliano Montaldo, La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), juin 2013. Consulté le 26/12/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/arts/cinema/incontro-con-giuliano-montaldo