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Mobilità migratoria nazionale verso l'estero dal 1861 al 1985

Publié par Damien Prévost le 16/12/2008

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Sono oltre 29 milioni le partenze accertate dall'Italia sino al 1985, l'anno che la letteratura ufficiale considera come di svolta: fino a quella data, l'Italia denuncia un debito di uomini, donne e bambini verso l'estero; dopo di che la bilancia comincia a pendere dal lato dei flussi migratori in entrata, contemperando nel medesimo fenomeno l'apporto dei lavoratori stranieri e degli italiani di ritorno.

Tratto da Altri modenesi. Temi e rappresentazioni per un atlante della mobilità migratoria a Modena, a cura di Antonio Canovi e Nora Sigman, EGA editore, Torino 2005: 130-33 Sono oltre 29 milioni le partenze accertate dall'Italia sino al 1985, l'anno che la letteratura ufficiale considera come di svolta: fino a quella data, l'Italia denuncia un debito di uomini, donne e bambini verso l'estero; dopo di che la bilancia comincia a pendere dal lato dei flussi migratori in entrata, contemperando nel medesimo fenomeno l'apporto dei lavoratori stranieri e degli italiani di ritorno. Il saldo totale di fuoriuscita dall'Italia sfiora i 19 milioni. Ma non si può dire che sia una cifra del tutto attendibile. Negli anni Trenta, quando il fascismo tenta di chiudere gli epatri, si continua a uscire in modo clandestino, coma d'altronde si farà anche dopo la guerra perduta dal fascismo; e coloro che, tra il '35 e il '40, prendono la via delle colonie, con un classico escamotage di propaganda politica non vengono considerati emigrati ma colonizzatori a vario titolo. Di molti che erano emigrati, si è saputo insomma solo a posteriori attraverso i documenti di regolarizzazione avviati nei luoghi di insediamento; così come per i rientri, spesso non contabilizzati nel corso del tragitto, ma solo successivamente. D'altronde, la logica geometrica delle statistiche quinquennali non aiuta a comprendere cosa succede nel concreto degli eventi storici. Questi che presentiamo sono i dati bruti, quelli che bruciano alla coscienza dell'Italia che si vuole oggi sviluppata e ben pasciuta. Che si fosse sotto le bandiere della monarchia, della dittatura mussoliniana o della repubblica sono stati tanti gli italiani partiti alla volta di lidi lontani e stranieri. E nel frattempo, ma si tratta di un'altra ricerca che richiede grande pazienza, il paese ha registrato consistenti flussi migratori interni, dai monti alla pianura, dalle campagne alle grandi città, da una regione all'altra. Ed è una storia che continua tuttora.

Principali destinazioni migratorie verso l'estero: 1905-76

Nel periodo considerato, il singolo paese che ha registrato più arrivi dall'Italia è la Francia; quello con il maggior saldo migratorio, gli Stati Uniti. Segue al terzo posto - su tutti gli indicatori presi in considerazione: partenze, rientri, emigrati definitivi - la Svizzera. Le destinazioni latinoamericane sono certo importanti ma sembrano oggi pesare - l'Argentina e il Brasile, su tutte - soprattutto in termini di immaginario culturale. Non vi è chi non sappia, in Italia, dei piroscafi che volgevano la prua oltre Atlantico; ma quanti hanno voglia di ricordarsi dei treni carichi di dialetti italici che bucavano il Sempione e il San Gottardo? O anche il Brennero. Perché è oggi la Germania il singolo paese che ospita, in assoluto, più italiani fuori d'Italia.

Serie storica dei primi otto paesi di destinazione: 1871-1927

La serie storica dei principali paesi di destinazione dà la misura della varietà delle destinazioni prescelte dai lavoratori italiani. Tra i molti lidi, e certamente sulla base di concrete valutazioni, ve ne sono alcuni che vengono frequentati con maggiore intensità; ma non è mai un fenomeno dato una volta per tutte (come può essere, ad esempio, la relazione privilegiata che collega l'emigrazione irlandese agli Stati Uniti). I primi flussi registrati, ad esempio, si dirigono in forma massiccia sia verso mete continentali (la Francia) che transoceaniche (secondo la classificazione in voga all'epoca), dove fa la parte del leone la regione Rioplatense (suddivisa equamente tra uruguay e Argentina). Monta poi la preferenza per gli Stati Uniti, mentre diminuisce la Francia. Negli anni precedenti la prima guerra mondiale, dove si registra l'apice demografico del fenomeno emigratorio, tre sono le grandi destinazioni migratorie dall'Italia, e tutte nel continente americano: Stati Uniti, Brasile, Argentina. Nel 1927, quando il regime fascista sceglie di riclassificare l'emigrazione - percepita come una perdita demografica - sotto la dizione nazionalmuscolare di "Italiani nel mondo", risulta invero fortemente sottorappresentata la destinazione francese.

Avec l'aimable autorisation des auteurs.

Pour citer cette ressource :

Mobilità migratoria nazionale verso l'estero dal 1861 al 1985, La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), décembre 2008. Consulté le 26/12/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/civilisation/xxe-xxie/migrations/mobilita-migratoria-nazionale-verso-l-estero-dal-1861-al-1985