Témoignages d'étudiantes de l'Université Jean Moulin - Lyon 3
Anni Venti
Testimonianza di una studentessa dell'Università Jean Moulin - Lyon 3
Vuoi raccontarci chi e in che modo nella tua famiglia è arrivato in Francia dall'Italia e come ha vissuto?
Sono i miei bisnonni materni che hanno viaggiato fino alla Francia negli anni del fascismo, cioè nel 1926-27, credo che fuggissero il fascismo e la disoccupazione.
So che la loro integrazione è stata difficile; la mia bisnonna è morta giovane e il mio bisnonno è dovuto partire per gli Stati Uniti. I figli ,che erano in tutto otto, si sono tutti sposati.
Mia nonna si è sposata con un francese (che era nato in Italia!); era un uomo violento e lei ha dovuto divorziare. In quegli anni, nel 1965, divorziare era molto mal visto e lei con i suoi cinque figli era sola, si nascondeva dal marito e nei paesi dove andava era trattata con poco rispetto.
I rapporti con i francesi sono dunque stati difficili; non era integrata e voleva liberarsi del fatto di essere italiana. Lei era cuoca e ha saputo mescolare le abitudini culinarie italiane a quelle francesi.
Visto che è nata in Francia, non aveva un accento e non parlava mai italiano; quindi anche mia madre e le sue sorelle non sanno niente dell italiano. La nonna era molto povera ma fortunatamente un uomo l'ha accolta, non so bene perché e lui ha offerto una bella infanzia a mia madre.
Io oggi non so come descrivere e sentire il legame con questi parenti; ho l'impressione che i figli non fossero persone gentili; per esempio quando il padre è tornato dagli Stati Uniti, nessuno ha voluto accoglierlo tranne mia nonna; ma non aveva posto per lui, era povera, ha dovuto metterlo nella cantina e lui ne è morto. Ho difficoltà a credere che questo sia possibile.
I parenti e mia nonna non hanno mai parlato, per quanto io ricordi, delle vicende italiane; penso che abbiano voluto dimenticare la loro origine straniera, e non hanno mostrato nostalgie. "La nostalgia delle origini" funziona quando l'identità straniera è conservata, ma questa non era la loro situazione.
Ma nello stesso tempo, l'italiano come lingua e come civiltà mi ha sempre attirato; forse i miei bisnonni e mia nonna sarebbero fieri che io studi la loro lingua e la loro cultura. Mi piacerebbe comunque conoscere di più i loro ricordi ma sono quasi tutti morti e l'ultimo ancora vivo non sa sicuramente che io studio l'italiano.
Penso che i ricordi permettano di costruire un futuro solido, anche se sono brutti; si deve vivere con loro e avanzare serenamente nella vita.
Anni Cinquanta
Testimonianza di Laetitia Angelini, studentessa dell'Università Jean Moulin - Lyon 3
Mio nonno è arrivato in Francia nel 1953 a causa della miseria. Era fratello di sei fra fratelli e sorelle e ha dovuto lasciare la sua casa per sopravvivere. Mi ha raccontato che ha fatto il viaggio per arrivare in Francia attraverso le montagne, senza scarpe e senza denaro con otto amici della sua stessa età.
In Italia il suo mestiere era quello del pescatore ma si è dovuto volgere verso le costruzioni edilizie perché quello era il settore in cui vi era più richiesta di manodopera. All'inizio andava a dormire dai preti italiani a Lione e aveva amici italiani, immigrati come lui. Non poteva telefonare alla sua famiglia in Italia, stava sempre con gli amici italiani e si è integrato dolcemente, pian piano in Francia al contatto dei francesi.
All'inizio mangiava tutti i giorni la pasta, perché costava poco e parlava sempre italiano. Grazie ai preti ha avuto l'insegnamento del francese.
In seguito si è sposato con una donna francese, tuttavia ha sempre vissuto una differenza fra francesi e italiani perché i francesi sostenevano che gli italiani venivano a "mangiare il loro pane".
Sono passati degli anni e ora mio nonno torna spesso in Italia, circa sei mesi all'anno, e questo legame è oggi più importante che in passato anche perché può andare senza grossi problemi. Infatti oggi non ci sono più confini e le relazioni fra i due paesi sono più facili.
Mio nonno mi parla spesso delle vicende italiane e di come ha fatto per arrivare fin qui e io penso che sia difficile essere lontano dal proprio paese, dalla propria vita, dalla propria famiglia.
A me piace ascoltare i ricordi di mio nonno ma nello stesso tempo guardo anche al futuro. I ricordi mi permettono di avanzare!
Anni Settanta
Tastimonianza di Margherita, studentessa dell'Università Jean Moulin - Lyon 3
Ci vuoi raccontare chi nella tua famiglia è arrivato in Francia dall'Italia, in che anni e per quali motivi?
Mia madre e mio padre sono ambedue arrivati dall'Italia negli anni Settanta. Non si conoscevano ancora, però sono venuti a Lione per trovare lavoro e anche per ragioni di salute, cioè per trovare una clinica adatta ad alcuni problemi e così si sono incontrati a Lione.
Mio padre ha girato altri paesi prima di stabilirsi in Francia, poi arrivato qui si è sposato e ha fatto molti mestieri. Hanno pure trovato una casa e legato amicizia più spesso con gli immigrati e con altri italiani ma anche con francesi per integrarsi nella società.
Nel corso del tempo i tuoi familiari hanno preferito conoscere meglio la Francia e i francesi o ha prevalso il legame con l'Italia, i rapporti con i parenti italiani?
Si sono integrati e hanno sviluppato il loro lato francese. In effetti non sono tornati molto in Italia. Per di più un fratello di mia madre è andato a vivere in Canada, perciò la famiglia sua è un po' divisa e quella di mio padre totalmente separata a causa di problemi riguardo al territorio da dividere tra gli eredi, cioè tra fratelli e sorelle. Dunque i ricordi sono assai pochi.
Per altre abitudini dominava l'idea che la madre deve occuparsi della casa e della cucina, un atteggiamento forse più italiano che francese. Poi il fatto che in Francia ci siano meno pasti e che non si mangi sempre la pasta è stato uno choc. La lingua è ancora oggi un problema; mia madre prova difficoltà ancora oggi a non mischiare le due lingue ma imparare il francese è stato relativamente semplice perché erano immersi nella società e cultura francesi.
I tuoi genitori parlano spesso delle vicende italiane?
Penso che oggi si sentano un po' stranieri rispetto alle vicende italiane.
Che significato ha per te la nostalgia delle origini?
Significa che la cultura manca all'emigrante, però indica che ciò che manca è l'Italia che si è lasciata dietro e può non essere quella attuale: è un desiderio di avvicinarsi alle origini che sono ormai o dei ricordi o un sentimento dell'immigrante.
Ti interessano i ricordi?
I ricordi sono, secondo me, essenziali: sono le prove del passato, sono eventi, persone, momenti precisi della vita passata quindi sono importantissimi. Possono essere cattivi o belli, non si devono dimenticare perché sono parte della propria persona.
Però è necessario andare avanti nel futuro, forse grazie a questi ricordi (di vittorie o di errori) se ne creano altri e si rinnovano perché non si deve né dimenticare né smettere di proseguire il proprio cammino; non si sa mai dove ci porterà.
Come senti tu il legame con l'Italia?
Anche se non ho vissuto a lungo in Italia, le poche volte che ci sono andata sono state una specie di scoperta. Scoperta del paese, della famiglia, della cultura... oggi mi sento molto legata a questo paese perché ho anche il sentimento di non averlo potuto conoscere abbastanza prima e ciò provoca una mancanza: questa cultura è una parte di ogni italiano.
Propos recueillis par Maurizia Morini (mai 2008)
Pour citer cette ressource :
Maurizia Morini, Témoignages d'étudiantes de l'Université Jean Moulin - Lyon 3, La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), mai 2009. Consulté le 22/11/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/civilisation/xxe-xxie/le-mouvement-des-femmes/temoignages-d-etudiantes-de-l-universite-jean-moulin-lyon-3