Il "Consiglio Superiore della Lingua Italiana" - 2
Le ragioni del sì e quelle del no
Massimo Arcangeli
Le ragioni del legislatore (II): i punti a sfavore
Fin qui, insomma, tutto abbastanza bene. Ora, però, sorgono le perplessità. Le questioni che mi preme discutere al riguardo investono sostanzialmente la qualità delle scelte compiute relativamente alle persone chiamate a presiedere il CSLI e gli interventi concreti da compiere in difesa della nostra lingua. Prendo spunto, ancora una volta, dalle parole del senatore Pastore. Il quale, in una intervista rilasciata il 28 marzo 2003 al quotidiano "Libero", ha sostenuto che l'iniziativa del legislatore non è dettata dall'intento dirigistico di imporre un modello da seguire sull'esempio francese (il fallimento della legge Toubon, peraltro[3], sarebbe lì a prontamente sconsigliare di intraprendere antistoriche crociate per la difesa della "purezza" della lingua) né si deve intendere guidato dagli stessi intenti "scientifici" che governano gli interventi in materia della Real Academia Española. Il CSLI, ha affermato il senatore in quell'intervista, dev'essere considerato:
Le risposte delle associazioni dei linguisti all'iniziale disegno di legge, com'è noto, non si sono fatte attendere e hanno riguardato, innanzitutto proprio la qualità di quell'indirizzo e, naturalmente, delle persone incaricate di fornirlo. Rilevanti, in particolare, gli interventi dell'Accademia della Crusca e dell'Associazione degli Storici della Lingua Italiana (ASLI)[4], che hanno alla fine convinto in qualche modo la Commissione affari esteri ad apportare al progetto iniziale, nella seduta del 2 ottobre 2003, alcune modifiche riguardanti la composizione del Consiglio, estesa ad altre figure istituzionali e non istituzionali rispetto a quelle previste in partenza:
Che la politica, di destra e di sinistra, dia l'impressione di voler sempre più dire la sua in materia di lingua non è certo un mistero (sotto questo aspetto, anzi, la seconda versione del CSLI, rispetto alla prima, aggrava le cose anziché migliorarle). La stessa Sornicola, nell'intervento appena citato, ha ricordato l'infelice uscita di un noto politico di sinistra che, nella circostanza dell'assegnazione di alcuni premi letterari, ha concluso il suo discorso osservando: "A scuola, meno dialetto e più inglese"; come se il dialetto, pure contaminato o imbastardito quanto si vuole, "fosse un obbrobrio culturale del paese, di cui vergognarsi e far piazza pulita"[6]. Il primo punto fondamentale riguarda allora l'opportunità, per non dire l'assoluta esigenza, che la politica faccia un passo indietro in merito alla sua presenza in un eventuale, futuro CSLI, troppo pervasiva per non indurre in sospetto, e, se non vuole proprio delegare interamente la materia a chi la conosce, ridimensioni il suo ruolo a una semplice partecipazione di garanzia. Il secondo punto fondamentale, da sottoporre a un'attenta valutazione e a un'approfondita discussione (mi viene, inevitabilmente, da parlare in perfetto politichese), riguarda invece proprio la necessità di non sacrificare a una pur giusta azione di tutela dell'italiano contro il dilagare dell'inglese le singole realtà linguistiche locali e anzi, come auspicato dal Centro Internazionale sul Plurilinguismo dell'Università di Udine, di valorizzarle appieno. Perché alimentino di sempre nuova linfa una lingua nazionale che per eccesso di dirigismo, o perché sempre più guardinga e costretta in difesa, non finisca per sclerotizzarsi. E anche perché, come ancora Rosanna Sornicola ci ricorda con assai belle parole, la varietà e la differenza sono una componente fondativa della nostra storia:
Un'Italia che, pur essendo in diritto (e avendo anzi il dovere) di difendere la lingua nazionale dalle mire egemoniche dell'anglo-americano, non deve dimenticare la lezione di civiltà contenuta nella legge 482, posta a tutela delle minoranze linguistiche di più illustre tradizione nella storia della nostra penisola. Altrimenti anche noi, un giorno o l'altro, potremmo piombare improvvisamente nell'incubo (che è già realtà - incredibile ma vero - nella Corea del Sud) di vedere i nostri figli costretti da genitori imbecilli a operarsi alla lingua per essere messi in condizione di pronunciare meglio i suoni della lingua inglese.
Pour citer cette ressource :
"Il "Consiglio Superiore della Lingua Italiana" - 2", La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), septembre 2008. Consulté le 11/09/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/langue/litalien-langue-nationale/il-consiglio-superiore-della-lingua-italiana-2