Marco Risi, « Il muro di gomma » (1991)
Locandina del film Il muro di gomma di Marco Risi (1991)
Il regista
Marco Risi, nato a Milano nel 1951, è anche sceneggiatore, produttore cinematografico scrittore e attore. Figlio del noto regista Dino Risi, ha abbandonato gli studi di filosofia per dedicarsi alla regia, al cinema nel 1971. Segnalo alcuni suoi film: Vado a vivere da solo (1982), Soldati-365 giorni all'alba (1987), Mery per sempre (1989, Premio Speciale Festival Montreal), Ragazzi fuori (1990, Premio Osella Festival Venezia e David Donatello), Mille bolle blu (1992, Festival Venezia e Stoccolma), Il branco (1994), Tre mogli (2001), Maradona. La Mano de Dios (2007), Fortapàsc (2008), Il punto di rugiada (2023).
La trama
27 giugno 1980, un DC-9 della Compagnia Itavia, partito dall'aeroporto di Bologna con destinazione Palermo, sparisce dai radar nei pressi dell'isola di Ustica. L'aereo si è inabissato nel mare di fronte a Palermo. Le autorità aeronautiche si affrettano a considerare la tragedia come conseguenza di un cedimento strutturale del velivolo, vecchio e oggetto di scarsa manutenzione.
Il giornalista del “Corriere della Sera” Rocco Ferrante viene informato da un amico, con una telefonata, di una verità diversa rispetto alla versione ufficiale emersa qualche ora dopo la tragedia.
Nell'arco di pochi mesi sono evidenti, tuttavia, le incoerenze e le inesattezze della versione ufficiale e Rocco Ferrante prosegue con determinazione la sua inchiesta giornalistica scoprendo manomissioni delle prove, depistaggi, misteri, lacune inconcepibili, politici inabbordabili, periti impotenti. Il recupero in mare viene svolto da due imprese straniere, una delle quali è marsigliese, legata ai Servizi segreti francesi.
Il cronista continua la sua inchiesta, niente appare sicuro, la verità è coperta, la paura è generalizzata; certo ed evidente, invece, il dolore dei familiari a cui un'Assicurazione propone risarcimenti in denaro in base a punteggi. Di più ai laureati, meno ai precari.
Essendo il film carico di suspense non svelerò qui la conclusione del film...
Il titolo
Il titolo deriva dalla frase pronunciata nel film dall'avvocato Bruno Giordani riferendosi alla barriera di omertà sulla tragedia dell'aereo in merito alla dichiarazione del maresciallo Caroli: "dopo anni per la prima volta uno squarcio si apre in questo muro di omertà, in questo muro di gomma”.
Analisi
Il Muro di gomma è costruito al 90 per cento su episodi realmente accaduti, intorno ad una verità nel 1991 ancora negata.
“Un film su diplomatici, agenti dei servizi, faccendieri che hanno lavorato per allontanare la verità. Sul comportamento ambiguo e discutibile della magistratura fino al 1990. E sull'arroganza cordiale di quei generali che per anni ci hanno voluto far credere che il DC9 non era esploso ma s'era rotto come un vecchio giocattolo, che con ostinazione hanno negato distruzioni di documenti, manomissioni, complicità” (Andrea Purgatori, Volevo fare il giornalista-giornalista. Le inchieste sui grandi misteri italiani, Solferino, 2023).
Non ci sono eroi in questo film ma un pezzo di storia italiana, Marco Risi lo ha dedicato alle persone perbene, ai familiari delle vittime. Si tratta di un film-denuncia, di un film-inchiesta.
Il film, girato 11 anni dopo la tragedia dell'aereo, ha una struttura politico-polemica che delinea due dimensioni: una tetra vicenda nazionale e una personale del protagonista che concilia a fatica il proprio lavoro con la vita privata. Utile quest'ultima, nel film, per depotenziare la drammaticità del “mistero Ustica”.
Lo schema narrativo è quello collaudato di un anonimo e determinato giornalista che attraverso una lunga inchiesta personale riesce a mettere all'angolo gli alti poteri militari italiani. Il protagonista è circondato da colleghi in frequenti riunioni di redazione con il direttore a distanza, in cui gli spettatori riconoscono subito la voce dell’inconfondibile Dino Risi. Rocco Ferrante riesce a ricostruire una meticolosa inchiesta con misteriosi informatori dei servizi segreti, ambasciatori, esperti in Gran Bretagna. Nel film compare anche Giannina, l'attrice Angela Finocchiaro, a rappresentare il dolore privato dei parenti delle vittime (a lei, purtroppo è dedicato poco spazio). La storia del protagonista è ispirata al giornalista, pure sceneggiatore e consulente del film, Andrea Purgatori che per anni ha investigato e documentato gli sviluppi dell'inchiesta sul disastro.
Quando la sera del 27 giugno 1980 il DC 9 Itavia decolla da Bologna per Palermo è in condizioni strutturali perfette, revisionato da poco. Il volo viene seguito dai radar, fino all'Appennino tosco-emiliano e si nota anche la convergenza di due aerei e uno di questi “sembra” nascondersi nel cono d'ombra del DC 9. I due aerei italiani rientrano alla base e segnalano una situazione di massima emergenza. Si nota pure, sempre dai tracciati radar dapprima scomparsi poi ritrovati, un terzo aereo radar della Nato. Intanto il DC 9 prosegue sul Tirreno e punta verso Palermo e i radar vedono altri aerei non identificati in decollo e atterraggio sulla base francese di Solenzana in Corsica.
Il DC 9 è in volo fra Ponza e Ustica, poi sparisce dai radar ma si continuano a vedere altre tracce di aerei militari. Tracce che inducono esperti americano e inglese a ritenere che ci sia stato un velivolo su una rotta parallela al DC 9 che ne attraversa la traiettoria.
Andrea Purgatori in un articolo apparso sul “Corriere della Sera” il 27 giugno 2021 afferma:
“La procura di Roma ha ricostruito negli anni il volo del DC9, il risultato dei tracciati radar non distrutti o manipolati ha permesso di confermare che sull'Appennino toscano l'aereo di linea venne agganciato da uno o due velivoli presumibilmente libici che ne sfruttarono la scia per nascondersi. I radar registrarono tracce di caccia provenienti dalla base di Solenzana in Corsica e da quella italiana di Grazzanise”.
Il DC 9 si trovò al centro di uno scontro tra caccia Nato e caccia presumibilmente libici e venne colpito da un missile o collassò dopo una collisione con uno dei velivoli militari.
Tre settimane dopo la strage la carcassa di un Mig23, con le insegne delle forze aeree libiche e con la carlinga perforata da colpi di cannoncino viene rinvenuta sui monti della Sila, un caccia caduto probabilmente mentre veniva inseguito da velivoli-caccia nel cielo di Calabria.
Lo storico Miguel Gotor, citando il Giudice Priore che ha indagato sulla strage afferma che è assai probabile che forze militari della Nato e della Francia avrebbero provocato l'incidente per errore mentre cercavano di abbattere l'aereo del leader libico Mu'ammar Gheddafi in volo sulla stessa rotta verso la Polonia o due Mig libici che scortavano o raggiungevano il leader e si sarebbero nascosti sotto al Dc9 all'altezza della Toscana. Inoltre, nel 1987-88 e nel 1991-92 le due campagne di recupero del relitto in fondo al mare esclusero la possibilità che a bordo del Dc9 fosse scoppiata una bomba. Da sottolineare che le operazioni del recupero furono affidate ad una ditta francese legata ai servizi segreti francesi (Miguel Gotor, L'Italia nel Novecento, pp. 410-411).
Un terribile pasticcio internazionale, un problema non soltanto giudiziario ma politico, di rapporti fra Stati, di trasparenza. Alla procura di Roma è tuttora aperta un'inchiesta per stabilire cause e responsabilità dell'esplosione e certamente non bastano i risarcimenti stabiliti dai tribunali che hanno condannato i ministeri della Difesa e dei Trasporti certificando che ad abbattere il Dc9 fu un missile.
Il Museo per la Memoria di Ustica
Foto dell'inaugurazione del Museo nel 2007
© Copyright – Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica
Ha sede negli edifici dell'ex deposito tranviario a Bologna. Realizzato grazie alla determinazione dell'Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica (costituitasi nel 1988) è stato inaugurato il 27 giugno 2007. La presidente Daria Bonfietti è la sorella di una delle 81 vittime.
Il relitto parzialmente ricomposto da più di 2000 parti presenta attorno un'installazione di Christian Boltanski, composta da 81 luci e 81 specchi in memoria delle vittime. Mentre si percorre l'installazione si odono simbolicamente le voci, i discorsi dei passeggeri bambini e adulti.
Esiste, inoltre, la pubblicazione degli oggetti personali delle vittime, oggetti che non sono presenti nel Museo.
Collegamento esterno
Pour citer cette ressource :
Maurizia Morini, "Marco Risi, « Il muro di gomma » (1991)", La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), mars 2024. Consulté le 06/10/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/arts/cinema/marco-risi-il-muro-di-gomma-1991