Emma Dante, «Via Castellana Bandiera»
Emma Dante, attrice, regista teatrale e drammaturga, è nata a Palermo nel 1967 e qui risiede.
Ha frequentato l'Accademia d'Arte drammatica “Silvio D'Amico” a Roma; in seguito si è avvicinata al teatro d'avanguardia e nel 1990 si è unita alla Compagnia della Rocca a Torino, frequentando in seguito anche un laboratorio di canto.
Ritornata a Palermo fonda la Compagnia teatrale Sud Costa occidentale, frequenti gli spettacoli in lingua siciliana, a volte intraducibili in italiano, una sorta di grammelot, a cui si accompagna il linguaggio del corpo.
Cià non impedisce che le sue opere siano spesso rappresentate all'estero, soprattutto in Francia.
Il teatro proposto da Emma Dante è sociale, ha a che fare “con le inciviltà del mondo”.
La Dante è anche scrittrice di racconti.
Recentemente, il Premio Ingmar Bergman al Festival di Goteborg in Svezia come miglior opera prima e alla sua uscita nel 2013, alla Mostra internazionale del cinema di Venezia, alla co-protagonista Elena Cotta la Coppa Volpi; sempre alla Cotta e all'attrice Alba Rohrwacher il premio Pasinetti; alla canzone di coda Cumu è sula la strata dei fratelli Mancuso, il Premio musicale Soundtrack Stars.
Veramente “singolare” in un film che non ha colonna sonora, se non appunto la canzone finale e di nuovo “singolare” per l'attrice ottantaduenne Elena Cotta che pronuncia solo pochissime parole in lingua albanese, in una specie di visione!!
C'è quindi dell'altro in questa rappresentazione filmica che offre allo spettatore la sequenza iniziale e quella finale emotivamente indimenticabili.
Inizialmente Samira (Elena Cotta) si trova in un vecchio cimitero sulla tomba della figlia e sfama, rammollendo del pane, alcuni cani randagi che poi si adagiano come lei sulle tombe; in fine nella strada che dà il titolo al film corre ciabattando e uscendo da ogni angolo la gente del vicolo - donne, uomini, bambini, animali- sulle note della cantilena: Come è sola la strada, chi doveva partire è partito, chi doveva piangere ha pianto, chi doveva morire, morì.
La parte centrale è fissa: ci troviamo in una stretta via della periferia di Palermo, con la montagna incombente sullo sfondo, e su cui si affacciano casupole “tirate su” abusivamente con materiali edilizi di vario genere. In questa strettoia si incrociano due auto, una Fiat Punto guidata da Samira (Elena Cotta) proveniente da Piana degli Albanesi, con la numerosa famiglia, di ritorno dal mare e che vive in Via Castellana Bandiera e una Fiat Multipla, guidata da Rosa (Emma Dante) palermitana, che vive a Milano, tornata con la giovane compagna Clara (Alba Rohwacher) per partecipare ad un matrimonio.
Nella strettoia le due macchine si fronteggiano, le due guidatrici non intendono cedere il passo e caparbiamente aspettano...a motore spento.
Sotto un sole meridionale estivo, con il caldo vento scirocco, le ore passano e nulla accade, Samira non parla, per lei parlano i suoi sguardi, non molla il volante, non si muove, nonostante le dolci suppliche del nipote.
Rosa è spaventata, teme forse di essere lasciata da Clara ma è determinata pure lei a non indietreggiare.
In questo modo scorre il giorno e la notte mentre il vicolo si anima, scommette su chi cederà, sull'ostinazione dell'anziana Samira, e passano immagini di vita tradizionale del sud con gli uomini che sonnecchiano, le donne che cucinano, i bambini che guardano la televisione.
Il tempo sembra sospeso, la scena ricorda i duelli mitici di C'era una volta l'West.
Il centro dello spettacolo è l'ostinazione, l'immobilità, il non volere cedere, capire, integrarsi; il clima è tragico, distruttivo, a tratti, da morte incombente, un imbuto senza via d'uscita.
Lo spettatore fatica a comprendere le ragioni profonde di questo assurdo scontro frontale, senza sbocco. Solo il piano simbolico ci sorregge nell'interprentare la visceralità dell' incomprensione; si tratta della metafora della condizione femminile? Si tratta della metafora di un Paese bloccato, incapace di invertire la rotta e di ripartire, immerso in uno stallo inesorabile?
Pian piano la strada pare allargarsi, o è la nostra visuale che si allarga e tutto si stempera, diventa risolvibile, superabile, non ci sono ostacoli di fronte a noi, comprendiamo.
Un'apertura mentale!
Emma Dante ha vissuto dieci anni in quella viuzza, come spesso accade nelle sue opere c'è molto di personale e di vissuto, l'episodio si è sviluppato, infatti, da una storia vera; la stessa lingua parlata è il dialetto siciliano, gli abitanti sono comparse nella scena finale. Possiamo dire infine che è la coralità del mondo siciliano quello che, ancora una volta, la regista ci offre nella visione filmica.
Pour citer cette ressource :
Maurizia Morini, Emma Dante, Via Castellana Bandiera, La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), juin 2014. Consulté le 26/12/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/arts/cinema/emma-dante-via-castellana-bandiera