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9 ottobre 2023 - Vajont, 60 anni fa il disastro

Publié par Alison Carton-Kozak le 09/10/2023

Cosa accadde 60 anni fa alla diga del Vajont: 1.917 morti e una «strage annunciata» 

Nei bar di Longarone la gente assisteva in tv alla partita di Coppa Real Madrid-Glasgow, venne meno all’improvviso la corrente elettrica, e iniziò a tirare un vento forte. Le polemiche sulla «fatalità» e i risarcimenti che arrivarono solo nel Duemila

(Alessandro Fulloni, Il Corriere della Sera, 09/10/2023)

Sono le 22.39 del 9 ottobre 1963 : una frana mostruosa, 270 milioni di metri cubi di roccia e terra, precipita dal monte Toc — siamo nel Cadore bellunese — nel bacino alpino formato dalla diga del Vajont, tra le più alte del mondo: nel cadere nell’invaso, la frana solleva un’onda che scavalca la diga e precipita nel fondovalle.

Disastrose, le conseguenze: vengono cancellati cinque paesi, tra cui Longarone. Bilancio terribile 1.917 le vittime. In quei giorni, da quando la Sade — l’impresa proprietaria prima della nazionalizzazione e l’acquisto da parte di Enel — aveva iniziato ad abbassare l’acqua dell’invaso, favorendo, si capì poi, lo scivolamento della montagna, la paura serpeggiava nei paesi.

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L'apocalisse del Vajont 60 anni dopo. Il presidente Mattarella a Longarone: “Pesanti responsabilità umane”. Un viale dedicato ai soccorritori

Al disastro è dedicato anche lo speciale di Focus e uno spettacolo in 130 teatri d’Italia e di altri Paesi di Marco Paolini

(La Repubblica, 09/10/2023)

Quattro minuti. Quattro minuti sono il tempo che ebbero gli abitanti di Longarone e della valle del Piave per tentare di mettersi in salvo, quella notte del 1963, prima che l'onda generata dalla frana del Toc nell'invaso del Vajont superasse la diga, radendo al suolo il paese.

La visita del presidente Sergio Mattarella: “La Repubblica non ha dimenticato”

Sessant'anni dopo, l'immane tragedia - che viene ricordata lunedì 9 ottobre con la visita del Presidente Sergio Mattarella al cimitero monumentale e poi alla diga - suona nella memoria collettiva come un monito contro l'incoscienza degli uomini. C'è un prima e un dopo Vajont nella storia del Paese. Sessant'anni non hanno guarito le ferite di queste popolazioni. Erto, Casso e Castelavazzo sono diventati paesi fantasma, con case e finestre sbarrate. Longarone è stata rifatta a forza di cemento armato. Delle costruzioni del 1963 sono rimasti in piedi il solitario campanile di Pirago, a nord dell'abitato, e il vecchio palazzo del Comune.

Il Capo dello Stato ha osservato un momento di raccoglimento, mentre il trombettista Paolo Fresu eseguiva il Silenzio. Mattarella si è poi fermato in raccoglimento davanti a quasi 500 bambini ognuno dei quali reggeva un cartello con il nome dei 487 bimbi che hanno perso la vita quella notte. Fresu ha poi accompagnato i cori di bambini del mini coro Monterosso di Bergamo e dell'Associazione "Notemagia" di Rovereto.

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Vajont, Mattarella: la Repubblica non ha dimenticato, pesanti responsabilità umane

Il presidente della Repubblica ha parlato durante la cerimonia per i 60 anni della tragedia del Vajont

(Il Sole 24 Ore, 09/10/2023)

“Siamo qui a rendere memoria di persone”, “quelle che sono morte il 9 ottobre 1963”, le “sopravvissute, quelle che hanno dovuto lasciare le loro case e quelle che hanno lottato strenuamente per ricostruirle, per rimanervi”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla cerimonia di commemorazione della tragedia del Vajont. Mattarella ha parlato dei “silenti monumenti alle vittime, a quelle inumate nei cimiteri, a quelle sepolte per sempre nei greti dei corsi d’acqua, sulle pendici: donne, uomini, bambini. Cinquecento bambini”. “Sono tormenti che, tuttora - sessant’anni dopo - turbano e interrogano le coscienze”.

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