7 settembre 2023 - Mostra di Venezia, è il giorno di Matteo Garrone con “Io Capitano”
Il dramma dei migranti nei film di Matteo Garrone e Agnieszka Holland
In concorso per il Leone d'oro sono stati presentati due film impegnati come “Io Capitano” e “The Green Border”
(Andrea Chimento, Il Sole 24 Ore, 07/09/2023)
Alla Mostra del Cinema di Venezia è il giorno di Matteo Garrone: “Io Capitano” è il quinto film italiano presentato in concorso ed era uno dei titoli più attesi dell'intera kermesse.
Al centro della trama c'è il viaggio avventuroso di Seydou e Moussa, due giovani che lasciano Dakar per raggiungere l'Europa. Vivranno una vera e propria odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare.
Quattro anni dopo “Pinocchio”, Garrone torna dietro la macchina da presa per firmare un lungometraggio che abbandona quelle atmosfere fantasy (presenti anche ne “Il racconto dei racconti” del 2015) e riabbraccia quel realismo tipico dei suoi primi lavori: da “Terra di mezzo” a “Gomorra”, passando per “L'imbalsamatore”.
Le pagelle del Mereghetti: «Io capitano», l’odissea africana di Garrone trasfigura la tragedia in favola (voto 7 e 1/2)
Anche «Origin» di Ava DuVernay fa i conti con la realtà, ma resta indeciso fra saggio e melodramma (voto 6)
(Paolo Mereghetti, Il Corriere della Sera, 07/09/2023)
Due modi diversi di fare i conti con i problemi che pone la realtà, per scavare dietro i luoghi comuni e le immagini quotidiane. Con «Origin» l’americana Ava DuVernay prende spunto da un libro che ha avuto molto successo negli Stati Uniti, «Caste: The Origins of Our Discontents» di Isabel Wilkerson e racconta il percorso intellettuale che ha portato l’autrice (Aunjanue Ellis-Taylor) a vedere nell’idea di casta, più che in quella di razza, la ragione delle discriminazioni che hanno subito gli afroamericani negli Usa, gli ebrei nella Germania nazista e i dalit cioè gli intoccabili in India. Più che difendere le tesi della scrittrice (cosa che pure fa) alla regista interessa mostrare come è arrivata a formularle, lungo un cammino dove si mescolano il privato (la scomparsa di persone care) e il pubblico (l’ennesimo caso di giovane nero ucciso senza ragione), aiutata dalle riflessioni di chi aveva già affrontato l’argomento. I temi sono molto rilevanti, anche se non sempre le idee della Wilkerson sono totalmente convincenti (strano che non prenda in considerazione l’apartheid sudafricana) ma è la regia troppo accademica che toglie forza al film, indeciso se essere un saggio o un melodramma. Voto 6
Venezia 80, Matteo Garrone alla Mostra con 'Io, capitano': "Il viaggio di formazione di due giovani profughi, tra Pinocchio e Gomorra"
(La Repubblica, 06/07/2023)
Matteo Garrone porta alla Mostra l’avventuroso viaggio di due ragazzi dal Niger all’Italia. A quattro anni da Pinocchio il regista torna al cinema ed è in concorso con Io, Capitano, (scritto con Massimo Ceccherini, Massimo Gaudioso e Andrea Tagliaferri), racconta dei giovani Seydou e Moussa (Seydou Sarr, Moustapha Fall), che lasciano Dakar per raggiungere l'Europa. Un'Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare. Il regista spiega che "'Io capitano' nasce dall'idea di raccontare il viaggio epico di due giovani migranti senegalesi che attraversano l'Africa, con tutti i suoi pericoli, per inseguire un sogno chiamato Europa".
Festival di Venezia, Matteo Garrone vuol vincere il Leone d’Oro. Io Capitano è un film potentissimo
(Davide Turrini, Il Fatto Quotidiano, 06/09/2023)
Stavolta Matteo Garrone vuol vincere il Leone d’Oro. Dopo il Comandante (Favino-Todaro), il Commendatore (Ferrari) ecco il Capitano. Anzi, Io Capitano, film in Concorso a Venezia 80 ma anche urlo spropositato e trascinante che il sedicenne senegalese Seydou caccia al cielo giunto a poche miglia marine dalla Sicilia. Garrone (prima volta assoluta con un suo film a Venezia) si cimenta in una sorta di cinema d’avventura, euforico e disperante allo stesso tempo, sul viaggio epico degli adolescenti Seydou e Moussa (Moustapha Fall) da Dakar alle coste italiane, passando per il Malì, Agadez in Niger, il deserto libico e infine i campi di tortura e la battigia di Tripoli. Non c’è nulla di retoricamente accigliato e caritatevole nel racconto garroniano (qui allo script con Massimo Ceccherini e Massimo Gaudioso) anche perché per i due ragazzini l’Europa, anzi l’Italia, più che la fuga da una guerra o da una carestia, è uno scontato desiderio adolescenziale, terra dove poter cantare e diventare ricchi.