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Beppe Fenoglio : la difficoltà necessaria di agire

Par Alessandro Martini : Agrégé et MCF en études italiennes - Université Lyon 3
Publié par Damien Prévost le 08/04/2008

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Un conciso ritratto bio-bibliografico dell'autore piemontese ci introdurrà alla definizione dell'opera, profondamente ancorata alla dimensione storica e al contesto della Resistenza ma dotata di un respiro letterario che trascende la cronaca degli eventi. Il discorso traccia una parabola che, partendo dall'8 settembre 1943, insiste sulla difficoltà, e al tempo stesso sulla necessità, della scelta partigiana. Si arriverà quindi alle motivazioni sottese alla scelta. Sprovvista di un'ideologia politica in senso stretto, la scelta fenogliana, intesa come lotta al nemico nazifascista, si prefigura come un momento carico di coscienza etica, morale, civile.

Un conciso ritratto bio-bibliografico dell'autore piemontese ci introdurrà alla definizione dell'opera, profondamente ancorata alla dimensione storica e al contesto della Resistenza ma dotata di un respiro letterario che trascende la cronaca degli eventi. Il discorso traccia una parabola che, partendo dall'8 settembre 1943, insiste sulla difficoltà, e al tempo stesso sulla necessità, della scelta partigiana. Si arriverà quindi alle motivazioni sottese alla scelta. Sprovvista di un'ideologia politica in senso stretto, la scelta fenogliana, intesa come lotta al nemico nazifascista, si prefigura come un momento carico di coscienza etica, morale, civile.

Beppe Fenoglio nasce ad Alba, capoluogo delle Langhe, il1° marzo 1922. Suo padre, Amilcare, è macellaio e a partire dalla fine degli anni Venti si installa nella centralissima Piazza Rossetti di Alba, a due passi dal Duomo. La famiglia Fenoglio vivrà a lungo in un appartamento adiacentea llla bottega. I fratelli Fenoglio, Beppe e Walter, di un anno più giovane, passano poco tempo in negozio, e si destinano ad altro futuro; la stessa cosa vale per la sorella Marisa, nata nel 1933. Dopo le scuole elementari, e dietroconsiglio del maestro di Beppe e di don Vigolungo((Questo fattoviene sottolineato da Marisa Fenoglio nel libro autobiografico Casa Fenoglio, Sellerio, Palermo 2003: 32. )), i genitori decidono di iscrivere il primogenito al ginnasio. Sono gli anni fondamentali della formazione intellettuale e civica di Fenoglio, che incontra tra i professori del liceo Govone di Alba figure di eccezione, quali Maria Luisa Marchiaro, che gli infonderà l'amore per il mondo e la letteratura anglosassone; o come il professore di lettere Leonardo Cocito, comunista, antifascista, partigiano, impiccato dai tedeschi nel 1944. Ancora al liceo, Fenoglio incontra il filosofo Pietro Chiodi, suo professore di filosofia, partigiano, studioso dell'esistenzialismo e traduttore di Heidegger. Fenoglio sviluppa un amore sconfinato per l'Inghilterra elisabettiana e per la letteratura di Shakespeare e di Bunyan. Il suo antifascismo affonda le radici anche in questo amore per il mondo anglosassone, che si propone come un modello alternativo a quello, soffocante in quegli anni, del regime fascista.

Tuttavia, Fenoglio deve piegarsi alle regole del regime; partecipa alle ronde notturne dell'UNPA, e ai sabati di esercitazione premilitare, come tutti i giovani della sua età. Chiamato alle armi nel gennaiodel 1943, frequenta il corso per allievi ufficiali prima a Ceva (Cuneo), poi a Roma. Proprio nella capitale, viene sorpreso dall'armistizio dell'8 settembre. Con un viaggio in treno alquanto pericoloso, Fenoglio riesce a rientrare ad Alba. Gli anni della formazione e dell'esperienza del Regio Esercito costituiscono la materia principale del romanzo Primavera di bellezza. Fenoglio prende parte alla Resistenza dapprima nei rossi, le bande comuniste (gennaio - marzo1944), poi negli azzurri, le formazioni badogliane autonome (settembre 1944 - maggio 1945). L'esperienza della Resistenza costituirà il centro di diverse opere fenogliane, Appunti partigiani '44-'45, I ventitre giorni della città di Alba, Ur partigiano Johnny, Il partigiano Johnny, L'imboscata, Una questione privata.

Beppe Fenoglio muore «nel pieno dei quarant'anni» (I. Calvino), nel 1963. Pubblicò poco in vita, e molto fu pubblicato dopo la sua morte. Tra le sue carte, furono scoperte varie redazioni di molti romanzi, a dimostrazione dell'enorme labor limae cui sottoponeva i suoi testi. Le Opere complete di Fenoglio furono pubblicate presso Einaudi, in tre volumi in cinque tomi, nel 1978, a cura di Maria Corti.

L'opera fenogliana sulla Resistenza si compone in parte di materiale autobiografico. I due poli della discussione sono, per riprendere una dicotomia che fu già di Italo Calvino, «la volontà di documentare o informare» e «la volontà di esprimere». La storia è presente in profondità nell'opera di Fenoglio, come dimostra anche il recupero di questa da parte della storiografia più recente (Claudio Pavone e Santo Peli, ad esempio). Tuttavia, ridurre la sua opera a una cronaca documentaria, o a un documento della memorialistica partigiana, sarebbe decisamente riduttivo. L'opera, con il suo respiro epico, la sua prospettiva universale e la carica esistenziale, si pone senza ombra di dubbio nel campo della letteratura. Del resto, Fenoglio non segue pedissequamente gli eventi storici, che sono modificati e spostati cronologicamente. I fatti storici sono integrati in una narrazione letteraria: dal livello della cronaca si passa al livello della letteratura. Fenoglio mette in scena un conflitto che esula dal contesto immediato della Resistenza. Johnny è stato definito da più parti «un cavaliere astratto», reincarnazione dei cavalieri delle leggende antiche, un Robin Hood, un Don Chisciotte: simbolo dell'uomo in lotta in una guerra che perde i connotati della guerra partigiana del 1943-45. Ci situiamo su un livello letterario, che tratta di fatti storici per parlare d'altro, del mondo, dell'uomo, in una ricerca della dimensione universale imprescindibile dall'opera di Fenoglio. Giovanni Falaschi riassume in modo chiaro i termini della questione: «Fenoglio è l'unico che riesca a rispettare la verità dei fatti pur dando ai propri scritti un taglio autenticamente letterario»((Giovanni Falaschi, La Resistenza armata nella narrativa italiana, Einaudi, Torino1976: 152.)).

Il nostro discorso prende le mosse dall'8 settembre 1943, un momento cruciale della storia d'Italia che ancora oggi, a più di sessant'anni di distanza, appare complesso e di difficile lettura. A questo riguardo citiamo un giudizio di Nuto Revelli, ex militare, partigiano e storico, che insiste sulla difficoltà dei giovani, che non fossero dirigenti politici come Longo o Parri, di capire eventi confusi e concitati:

[io] ho insistito su questo punto, come fosse difficile, in fondo, capire l'8 settembre. Che fosse facile per intenderci, per Longo, Parri e Paietta. [...] Era difficile perché erano cose enormi [...] e lì ti trovavi solo con le tue esperienze. Dovevi arrangiarti, dovevi capire da solo. E se non capivi finivi o prigioniero, o ammazzato, o sbagliavi((A colloquio con NutoRevelli, in Mario Davide, Una scelta partigiana. Diario dopo l'8 settembre 1943, Torino, Edizioni SEB 27, 2005(I ed.: 1982), p. 71.)).

Lo sfascio di ogni istituzione e di ogni apparato statale travolge l'Italia, prendendo di sorpresa, tra gli altri, i giovani soldati del Regio Esercito. Tra questi soldati, vi sono i personaggi fenogliani, che non appartengono certamente alla categoria dei Longo e dei Parri e che, come Johnny, protagonista di Primavera di bellezza, si trovano a Roma e riescono a tornare fortunosamente a casa. Come spiega bene Revelli, la difficoltà principale riguardava, oltre la sopravvivenza, la comprensione degli eventi di quei giorni. Bisognava capire e decidere in fretta e da soli. La scelta si configura quindi innanzitutto come necessità di comprendere e poi di agire. Fenoglio, in una parte delle sue opere che non era destinata alla pubblicazione, insiste sul momento cruciale della scelta. Milton, protagonista della prima redazione di Una questione privata discute a lungo con la madre e con l'amico Giorgio Clerici a proposito della scelta. Milton confessa alla madre di non capire che cosa sta succedendo, ma detiene una certezza, la certezza che bisogna fare qualcosa:

Una cosa è certa, e cioè che tutti non potremo restare a casa al sicuro. Dico non tutti. Qualcuno vorrà uscire, qualcuno dovrà uscire. È impossibile che si esca da questa pazzesca situazione restando tutti a casa, nascosti e zitti zitti. Questo è impossibile((QP1: 1801.)).

Nel brano notiamo l'opposizione tra il fuori («vorrà uscire ... dovrà uscire»), cioè l'azione, la partecipazione, e il dentro («a casa, nascosti e zitti zitti») cioè l'inazione, la paura, l'imboscamento. Milton sente che succederà qualcosa di fondamentale, sia sul piano nazionale, sia su quello personale, come confessa all'amico:

Qualcosa senza precedenti nella nostra storia, qualcosa quale mai si è presentato a fare agli italiani. Non chiedermi che cosa. Non lo so, ma lo sento venire. [...] Un'occasione [...] per ridiventare quelli di prima. Un'occasione che sarà una novità assoluta, ma guai, guai a chi la perderà((Ibid.: 1810.)).

Milton sorpassa la contingenza e si pone in una prospettiva storica più ampia. La prospettiva non riguarda più il solo Milton, ma tutti gli italiani, tutti quelli che, come Giorgio Clerici, non si sentono più uomini e sono desiderosi di riacquistare la dignità perduta. Si tratta però di un'occasione che si presenterà una volta sola: chi vuole tornare uomo non deve lasciarsela sfuggire. Il «qualcosa» di cui parla Milton è la Resistenza, intesa come engagement in un'impresa che permette all'uomo diriscattarsi e di riscattare la propria dignità. La scelta e l'impegno si posizionano, come vediamo, su un piano etico, e la Resistenza si configura come un passaggio necessario per rinascere moralmente.

I personaggi fenogliani si muovono in un periodo che, nella visione di Fenoglio, non tollera coloro che non scelgono. La scelta, quali che siano le ragioni che la dettano, è necessaria. Ciò risulta chiaro dal dialogo tra Johnny, partigiano, e un conoscente, Alessandro, imboscatosi in città, e che non apprezza i compagni di Johnny:

- Dì, Sander, ifascisti ti piacevano? Quelli che riprenderanno la nostra città ti piaceranno?
- No, non mi piacevano, e non mi piaceranno mai.
Johnny sospirò di tristezza e stanchezza. - Devi scegliere, Sander. Devi scegliere quella parte che ti spiace di meno((PJ1: 636.)).

L'imperativo di Johnny è molto forte, e non ammette obiezioni. Ma nonostante i consigli dei conoscenti, la scelta rimane un momento solitario. L'uomo si trova solo di fronte a questo momento, e uno degli aspetti più drammatici e problematici della scelta resistenziale è proprio la «solitudine totale» (C. Pavone) nella quale la decisione matura. La responsabilità è eminentemente individuale, e la scelta si inscrive in una contingenza caratterizzata dal vuoto di potere lasciato dallo sfaldamento delle più alte cariche dello Stato. Tale solitudine attanaglia Johnny, anche quando ormai il passo in direzione dell'engagement è stato compiuto:

D'un tratto, nell'ombra franante, ebbe il raggelante sogno di trovarsi «lui solo» in quella posizione, un solitario fuorilegge, autobanditosi per motivi non chiari nemmeno a lui stesso, precisatisi in un incubo, e che ora si trovasse solo, di fronte a tutto un mondo inferocito e vendicativo [...]((Ibid.: 536-537.))

Johnny si sente l'unico partigiano sulla faccia della terra, un fuorilegge agli occhi dell'autorità nazifascista, e la scelta gli appare come un esilio causato da ragioni oscure. Malgrado questo sentimento, il partigianato dei protagonisti fenogliani è un'esperienza che non prevede ripensamenti: «partigiano in æternum» è l'espressione usata da un narratore per illustrare la situazione di Johnny. Questi è un personaggio che «si è impegnato a dir di no fino in fondo»((PJ2: 1184.)), anche quando la situazione è disperata, e restare in divisa da partigiano è quanto ci sia di più difficile; come durante il terribile inverno del 1944, quando il generale alleato Alexander ordinò lo sbandamento dei gruppi clandestini, in attesa della primavera. Anche in questo frangente, Johnny non sceglie l'imboscamento, che rappresenta ai suoi occhi la via della facilità, e dice di no. La sua Resistenza, come quella di altri personaggi fenogliani, è «un'esperienza della differenza» (E. Saccone). La loro scelta si presenta come un'opposizione al sistema di valori fascista, opposizione che va fino in fondo, che può ammettere cedimenti di motivazione, ma mai ripensamenti. La scelta fenogliana è un passo irreversibile compiuto una volta per tutte.

Per quanto riguarda le motivazioni sottese alla scelta, si è a lungo parlato di mancanza di ideologia nei personaggi fenogliani. Fermo restando che nell'opera fenogliana gli schieramenti sono sempre molto chiari, così come le responsabilità e i ruoli, manca un'ideologia politica che porti a una scelta, così come manca la prefigurazione di un progetto concreto e organico per il futuro. Paradigmatico di quanto detto è un dialogo tra due partigiani badogliani, schierati nelle bande azzurre:

- ... però in politica io sono rosso e a cose finite è facile che m'iscrivo al partito comunista.
- [...] E allora perché stai nei badogliani ?
- Cosa vuol dire ? Io sono nei badogliani perché quando son venuto in collina son cascato in mezzo a dei badogliani. Se cascavo in mezzo agli anarchici o ai partigiani del Cristo che so io, facevo il partigiano con loro. Cosa vuol dire((Gli inizi del partigiano Raoul, in VGA, p. 271.))?

La politica, quella dei commissari politici delle bande comuniste, viene vista come un elemento che imbalordisce la lotta. Un altro partigiano confessa di aver cambiato formazione (dai rossi agli azzurri) perché infastidito dalla politica dei commissari. Allo stesso tempo, troviamo nella pagina fenogliana il partigiano non comunista militante nei rossi pronto a qualunque cosa pur di non fare infangare la stella rossa, simbolo del suo impegno resistenziale((Il padrone paga male, in Beppe Fenoglio. Tutti i racconti, a cura di Luca Bufano, Einaudi, Torino 2007.)). La guerra del partigiano fenogliano è occupata per intero dalla lotta e dall'azione, entrambe dirette all'annientamento dei fascisti, i fratelli traditori, «i confratelli omicidi da ammazzare a prima vista»((UrPJ: 70.)), considerati i veri responsabili di ciò che sta accadendo. Ecco perché l'ideologia passa in secondo piano quando si tratta di combattere un nemico comune. «L'unione fa la forza» potrebbe essere parafrasato in «il nemico fa l'unione». I fascisti sono il collante che tiene insieme le formazioni partigiane, e che permette a Johnny di sopportare l'arruolamento nelle poco amate bande comuniste: «erano comunisti, ecco che erano: ma erano partigiani, e questo poteva e doveva bastargli», perché, come dice in inglese lo stesso Johnny, «so far as they fight fascists». Finché la Resistenza è lotta ai fascisti, lo schieramento politico non conta.

La mancanza di un'ideologia politica sottesa alla lotta e di un progetto da sostituire a quello fascista viene rimpiazzata da un forte senso civico. La prospettiva di una lotta contro qualcosa o qualcuno può capovolgersi in quella di una lotta per qualcosa o qualcuno. Johnny spiega a un ufficiale inglese il suo desiderio di essere presente alla liberazione definitiva della sua città natale. Secondo Johnny è questo il vero fine dei rischi corsi e delle responsabilità accettate:

sono convinto che questo è il vero scopo e significato della mia essenza di partigiano e guerriero mondiale: per ognuno di noi l'essenziale è questo, purgare e purificare il luogo natio di LORO((Ibid.: 106-108.)).

Nonostante manchi un aspetto propositivo, la prospettiva si allarga: si parla di guerriero mondiale con uno scopo ben preciso, inserito in un disegno più ampio di lotta. Si tratta quindi, per i personaggi fenogliani, di una Resistenza che contiene, per riprendere un celebre giudizio di Italo Calvino «tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti»((Italo Calvino, Prefazione 1964 a Il sentiero dei nidi di ragno, in Italo Calvino, Romanzi e racconti, volume I, a cura di Claudio Milanini, Mario Barenghi, Bruno Falcetto, I Meridiani, Mondadori, Milano 2003: 1202.)). Fenoglio spiega «tutto con i fatti» (I. Calvino): si tratta dunque di una moralità dell'azione e non solo ideologica. La scelta, decisione necessaria e solitaria, investe chi la compie di un potere che travalica i confini personali. In un passo del Partigiano Johnny si legge:

E nel momento in cui partì si sentì investito - nor death itself would have been divestiture - in nome dell'autentico popolo d'Italia, ad opporsi in ogni modo al fascismo, a giudicare ed eseguire, a decidere militarmente e civilmente((PJ1: 437)).

Ritroviamo la motivazione principale, l'opposizione al fascismo con tutti i mezzi. A tale opposizione, si aggiunge una consapevolezza civica che si pone come cifra dell'engagement di Johnny. Il senso civico cancella la solitudine della scelta, e il protagonista si sente l'emissario di una parte, quella autentica, della popolazione italiana. L'impegno e l'azione fanno ritrovare al protagonista fenogliano la vera dimensione umana. Si delinea la grande carica etica che caratterizza l'idea dell'impegno nella Resistenza di Fenoglio. Questa carica non è offuscata dal forte pessimismo che investe la visione della lotta e dell'uomo che traspare nell'opera del nostro. La scelta è innanzitutto un momento personale, di solitudine, ma che ha una portata universale e che permette all'uomo una rinascita morale. Notiamo quindi che l'uomo si trova al centro dell'universo fenogliano, è lui l'asse intorno a cui ruota la riflessione dell'autore.

Fenoglio cercava un'immedesimazione nella lontananza dell'universo della poesia inglese, diametralmente opposto al fascismo, e sognava di essere un soldato di Cromwell «con la bibbia nello zaino e il fucile a tracolla»((Pietro Chiodi, Fenoglio scrittore civile, La cultura III, gennaio 1965, ora in Beppe Fenoglio. Lettere 1940-1962, a cura di Luca Bufano, Einaudi, Torino 2002: 198.)). La scelta, momento culminante dell'engagement, marca l'inizio di un'esperienza fondante, unica e irripetibile, di una vita, un momento drammatico in cui l'uomo, e non solo il soldato, è alla ricerca della sua vera dimensione umana.

Nota

Le citazioni delle opere di Beppe Fenoglio sono tratte dall'edizione critica delle Opere complete, a cura di Maria Corti, Einaudi, Torino 1978. Si useranno, in nota, le seguenti abbreviazioni: VGA (I ventitre giorni della città di Alba), UrPJ (Ur Partigiano Johnny), PJ1, PJ2 (Il partigiano Johnny, prima redazione, seconda redazione), QP1 (Una questione privata, prima redazione). I brani di UrPJ, redatto da Fenoglio in inglese, si citano per comodità di lettura nella traduzione italiana a cura di Bruce Merry, Opere I.1.

 

Pour citer cette ressource :

Alessandro Martini, "Beppe Fenoglio : la difficoltà necessaria di agire", La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), avril 2008. Consulté le 19/04/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/litterature/periode-contemporaine/beppe-fenoglio-la-difficolta-necessaria-di-agire