I comandanti di brigata
Nella Resistenza i gradi maturati nell'esercito - con la sola eccezione delle brigate autonome - non hanno valore e ogi gerarchia viene rimessa in discussione. Il comandante deve godere della personale fiducia dei suoi uomini, conquistata attraverso la continua dimostrazione di abilità nella conduzione della guerriglia. Si tratta di uomini con un buon grado di autonomia, mantenuto anche dopo l'istituzione del comando generale. Gelosi del proprio spazio di azione, non sempre riescono ad avere buoni rapporti con il centro politico. In diverse circostanze il ruolo del comando viene attribuito dopo un'elezione tra i membri, ma in caso di dissensi all'interno del gruppo la brigata può dividersi o il comandante può venire revocato. Alcun comandanti della montagna - è il caso, ad esempio, di Mario Usolesi Lupo che combatte nella zona di Marzabotto - godono di prestigio all'interno della comunità prima ancora che cominci la Resistenza. Vi sono stati anche personaggi pittoreschi - il veneto Vero Marosin è fra questi - ostili a ogni disciplina militare e politica, inebriati del proprio potere carismatico.
Pour citer cette ressource :
I comandanti di brigata, La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), mai 2008. Consulté le 26/12/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/civilisation/xxe-xxie/fascisme-et-seconde-guerre-mondiale/i-comandanti-di-brigata