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L'italiano elvetico

Publié par Damien Prévost le 15/12/2007

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La situazione linguistica è ovviamente più complessa di quanto il principio ottocentesco "un popolo, una lingua" possa far immaginare: aldilà delle frontiere nazionali, varianti dialettali dell'italiano sono infatti parlate in Corsica, in Istria e nella cosiddetta Svizzera italiana. La lingua standard, inoltre, è ufficiale non soltanto nelle enclave politiche di San Marino e della Città del Vaticano, ma anche in tre comuni sloveni, nella contea istriana in Croazia e soprattutto nella Confederazione Elvetica ed in particolare nei due cantoni in cui si trovano le principali comunità italofone svizzere: il Canton Ticino ed il Canton Grigioni. Un'analisi degli usi dell'italiano elvetico permetterà di porre su basi diverse il rapporto esistente fra spazio italofono e stato italiano.

È sufficiente fare una rapida ricerca su internet per rendersi conto che l'italiano usato in Svizzera presenta alcune differenze rispetto alla lingua parlata in Italia: numerosi sono infatti i siti ed i forum consacrati all'elenco ed alla discussione di queste discordanze. Si scopre così che il telefono cellulare si chiama comunemente natel (abbreviazione di Nationales Autotelefonnetz) o tmtv (acronimo di Terminale Mobile di Telecomunicazione Vocale), che il bollo autostradale si chiama vignetta, che la posta si ritira dalla bucalettere e che prima di cominciare a mangiare i commensali si augurano reciprocamente buon app!

Si tratta in genere di osservazioni fatte da italiani che hanno risieduto in Svizzera, per turismo o per lavoro, e che si accorgono con stupore di queste differenze lessicali, o da stranieri che hanno studiato l'italiano a scuola e che provano a volte difficioltà di comprensione. Ma sono rilevazioni dal carattere estremamente aneddotico dettate più dalla sorpresa e dal divertimento che da una volontà d'interpretazione del fenomeno degli elvetismi. Perché, nell'ingenuità di queste discussioni, il punto di vista resta sempre quello della discordanza rispetto alla norma italiana.

Un tentativo più rigoroso è stato compiuto nel 1998 da Ettore Vitale, ed i risultati sono stati pubblicati in rete sotto forma di un repertorio di lemmi col titolo Il lessico italiano in Svizzera. Anche Ettore Vitale è un italiano che ha dovuto fare i conti colle differenze d'uso che la sua lingua madre presenta in Svizzera e che si è posto, in conseguenza a ciò, la seguente domanda:

ma lo sanno, gli svizzeri di lingua italiana, che molte delle parole e delle locuzioni che essi usano sono diverse o addirittura non esistono in Italia? E gli svizzeri tedeschi e francesi, quando imparano l'italiano in Ticino, sono convinti di aver imparato la lingua di Dante?

Il lavoro, che l'autore definisce come il frutto della constatazione di una diversità e non della crociata di un purista, contiene poco meno di duecento voci consultabili per ordine alfabetico o per categorie (I lemmi esclusivi della lingua italiana in Svizzera - Altre accezioni e usi differenti di lemmi italiani - Modi di dire, locuzioni ed espressioni gergali - Lemmi rari di uso comune in Svizzera); di essi si dà la definizione corredata a volte da frasi d'esempio e, quand'è il caso, dal diverso significato che la parola assume invece in Italia:

Picchetto m. - nei giorni festivi, rivolgersi al picchetto
turno di reperibilità, personale di guardia
Picchetto è usato in Italia perloppiù nella terminologia militare, come in picchetto d'onore; oppure nel gergo sindacale, come in picchetto degli scioperanti all'ingresso della fabbrica.

In alcuni casi, il vocabolo è accompagnato anche dalla parola corrispondente francese che concorda con l'uso svizzero contro quello italiano:

Comandare v.t. (fr. commander)
- abbiamo comandato nuovi macchinari
- hai comandato il caffè per me?
ordinare (ad un fornitore, al bar, al ristorante)

L'interesse per gli elvetismi è lentamente cresciuto fino a ricevere la consacrazione col loro ingresso, sempre a cura di Ettore Vitale, nell'edizione 2002 dello Zingarelli. Nell'edizione 2007 trentatré voci contengono almeno in una parte della loro definizione l'abbreviazione elvet. Per esempio:

attinènza [da attinente; av. 1347] s. f. 1 Connessione, rapporto: non c'è a. tra ciò che dici e ciò che fai. 2 Rapporto che intercorre fra i diversi membri di due famiglie non consaguinee collegate fra loro da un vincolo matrimoniale | (lett.) Legame di parentela o amicizia: tornò a confidare... nelle potenti attinenze (NIEVO] | (elvet.) Luogo di origine dei propri avi: indicare l'a. e il domicilio. 3 (al pl.) Annessi, accessori: hai venduto il podere e le relative attinenze.

Nello stesso anno il dizionario di riferimento della lingua francese, Le Petit Robert, aggiungeva un centinaio di elvetismi ai circa duecento già presenti. Le prime voci furono introdotte nell'edizione del 1967 perché, come spiega Marie-France Drivaud, responsabile dell'edizione 2007, "[Le Petit Robert] décrit le français sous toutes ses facettes et couvre toute la francophonie." Il ritardo con cui la realtà linguistica italiana in Svizzera è stata riconosciuta dalla lessicografia ufficiale non toglie nulla all'importanza dell'operazione culturale dello Zingarelli.

Ma ci possiamo chiedere quale sia lo statuto dell'abbreviazione elvet. di fronte ad altre simili quali nap. o sett. come nella definizione seguente

baùscia [sens fig. del lombardo bauscia 'bava'; 1954] s. m. inv. 1 (sett.) Fanfarone. 2 (scherz.) Milanese.

che può far credere che un elvetismo non sia altro che una variante regionale dell'italiano.

Il vero problema è infatti quello di capire quali realtà stiano dietro la definizione di elvetismo. Se riprendiamo gli esempi citati all'inizio, in effetti, possiamo renderci facilmente conto che le parole tipicamente svizzere possono essere di natura estremamente diversa fra loro: natel, per esempio, è un neologismo che risale al 1975, creato iper il mercato svizzero della telefonia e la cui diffusione non oltrepassa pertanto le frontiere della Confederazione; vignetta è una parola usata correntemente dai locutori italofoni svizzeri qualunque sia il contesto sociale ed il registro linguistico adottato; bucalettere, invece, appartiene all'italiano regionale mentre, per finire, buon app è una locuzione del linguaggio parlato giovanile. L'italiano elvetico è, quindi, altrettanto diversificato al suo interno quanto lo è l'italiano "d'Italia".

Che cos'è allora un elvetismo? E qual è la situazione linguistica dell'italiano in Svizzera? Nel territorio della Confederazione si parlano diverse varietà d'italiano:

nella Svizzera italiana (Ticino e Grigioni italiano) si parlano dei dialetti gallo-italici di tipo lombardo;

sempre nella Svizzera italiana si parla correntemente una varietà regionale di tipo lombardo dell'Italiano;

l'Italiano è lingua ufficiale non solo nel Canton Ticino e nel Canton Grigioni, ma anche in tutta la Confederazione Elvetica.

Gli elvetismi accolti nello Zingarelli appartengono in gran parte a quest'ultima categoria e sono cioè vocaboli di una lingua standardizzata utilizzata per usi governativi, amministrativi e giuridici.

In che modo si può spiegare, allora, la diversa evoluzione della lingua standard in Italia ed in Svizzera? Le ragioni sono essenzialmente di tipo storico: l'italiano elvetico è innanzi tutto il frutto di un patrimonio culturale che, nonostante le profonde relazioni colla Penisola, ha avuto a partire dal XVI e soprattutto dal XIX secolo un'evoluzione ed una storia politica a parte; molti elvetismi sono pertanto legati ad un contesto materiale diverso:

l'asilante è lo straniero che fa domanda di asilo politico;
l'attinenza è l'indicazione anagrafica, tanto importante quanto la residenza, del comune di origine della famiglia;
la cassa malati è l'assicurazione privata obbligatoria per l'assistenza sanitaria;
l'iniziativa è la consultazione popolare che, contrariamente al referendum, non mira ad abrogare ma a proporre una legge.

Per questo stesso motivo, in Svizzera, l'italiano è evoluto in stretto contatto col tedesco e col francese, sviluppando con queste lingue forti rapporti d'influenza reciproca. Spesso, in effetti, le tre lingue parlate in Svizzera concordano tra loro sull'uso di alcune parole, distinguendosi da ciò che succede invece nelle aree linguistiche limitrofe: è così che l'italiano telefono, il francese téléphone ed il tedesco Telefon assumono in Svizzera il significato di telefonata, allo stesso modo in cui l'italiano azione, il francese action ed il tedesco Aktion prendono il senso di offerta speciale. Sono le cosiddette triplette svizzere, la cui serie si moltiplica se consideriamo anche casi in cui solo una lingua si distingue dallo standard dei paesi confinanti (riservare - réserver - reservieren nel senso di prenotare o amico - ami - Freund nel senso di ragazzo in una relazione sentimentale), ed influenzano persino la struttura della frase: è tipicamente elvetico, infatti, l'uso dell'abbrevazione p.f. (per favore) come calco del francese svp e del tedesco bitte.

Un ultimo esempio della compenetrazione fra le tre lingue lo si può trovare nella  pagina del sito ufficiale del Canton Grigioni consacrata per l'appunto al trilinguismo:

Le quattro valli meridionali dei Grigioni in cui si parla italiano vengono chiamate il Grigionitaliano. Si tratta della Mesolcina, della Val Calanca, della Val Bregaglia e della Valposchiavo. Esse sono contraddistinte da una spiccata autonomia linguistica e dai più disparati dialetti locali. Il "Bregaliot" (Val Bregaglia) è un miscuglio del dialetto lombardo e del romancio ladino, il "pus'ciavin" (Valposchiavo) assomiglia al dialetto valtellinese, mentre i dialetti del Moesano (Mesolcina e Val Calanca) sono imparentati con quelli ticinesi.
Nelle scuole, nei media e in occasione di manifestazioni ufficiali viene parlato risp. scritto per lo più l'italiano "classico" (come pure nel presente testo).

L'uso dell'avverbio rispettivamente (qui abbreviato risp.) non corrisponde affatto all'uso corrente che se ne fa in Italia, ma è un calco del tedesco beziehungsweise (abbreviato bzw.).

È facile immaginare come tutte queste caratteristiche dell'italiano elvetico possano apparire dei barbarismi agli occhi di un purista. Ma riprendendo le domande che si pone Ettore Vitale nel presentare Il lessico italiano in Svizzera, potremmo fare lo sforzo di cambiare punto di vista e chiederci se "lo sappiano, gli italiani, che molte delle parole e delle locuzioni che essi usano sono diverse o addirittura non esistono in Svizzera". Perché se poi ci chiediamo se "i tedeschi e francesi, quando imparano l'italiano in Italia, siano convinti di aver imparato la lingua di Dante" ci renderemo conto che la risposta è no, e che ogni velleità purista ha dei limiti di cui è bene avere coscienza.

 

Pour citer cette ressource :

"L'italiano elvetico", La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), décembre 2007. Consulté le 16/04/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/langue/litalien-langue-nationale/l-italiano-elvetico