Vous êtes ici : Accueil / Revue de presse / 31 maggio 2021 - Tragedia del Mottarone, l'inchiesta

31 maggio 2021 - Tragedia del Mottarone, l'inchiesta

Publié par Alison Carton-Kozak le 31/05/2021

Mottarone, il sospetto del tecnico della funivia: «Quel freno scattava forse perché il cavo aveva un’anomalia»

L’ipotesi dal vaglio della Procura di Verbania, dove segue il caso la procuratrice Olimpia Bossi. «Chiamai Tadini il 3 maggio per sapere se era tutto in ordine, ha detto sì e non l’ho più sentito»

(Andrea Pasqualetto, Il Corriere della Sera, 31/05/21)

STRESA — E se il freno considerato difettoso avesse in realtà funzionato benissimo e i «difetti» fossero stati sintomi ignorati del malessere della fune? Cioè, è possibile che i rumori anomali e i continui blocchi fossero i segnali premonitori della rottura che ha portato al disastro? La clamorosa ipotesi è al vaglio degli inquirenti e soprattutto del consulente tecnico nominato dalla Procura, il professor Giorgio Chiandussi del Politecnico di Torino. Non nasce dal nulla. A ventilarla è stato Davide Marchetto, il responsabile tecnico della Rvs di Torino che ha eseguito i due interventi di manutenzione sulla funivia di Stresa. Quelli chiesti quest’anno da Gabriele Tadini, il caposervizio dell’impianto finito prima in carcere e da ieri ai domiciliari. «Se la centralina del sistema frenante della cabina 3 (quella precipitata, ndr) segnalava una perdita di pressione (come sostiene Tadini riferendo di quei rumori, ndr) una delle ipotesi è che la fune di trazione si stesse muovendo dalla propria sede in maniera anomala», ha spiegato Marchetto agli investigatori lo scorso 27 maggio, quando è stato sentito come persona informata sui fatti.

Continua a leggere

 

Tragedia della funivia: il gip smonta l'inchiesta della procura di Verbania

Non convalida i fermi e si dissocia dalle prime conclusioni dei pm. Si va verso nuovi indagatiNon convalida i fermi e si dissocia dalle prime conclusioni dei pm. Si va verso nuovi indagati

(Il Corriere della Sera, 30/05/21)

Il giudice smonta l'inchiesta della procura di Verbania sulla tragedia della funivia del Mottarone, costata la vita a 14 persone. Non convalida i fermi, rimette in libertà due indagati e si dissocia dalle prime conclusioni dei pm. Agli arresti domiciliari resta solo Gabriele Tadini, il caposervizio che ha deciso di lasciare inseriti i ceppi che bloccano i freni di emergenza della funivia. Non ci sono prove che il gestore Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio, entrambi liberati, fossero d'accordo. Il gip non ha accolto alcune osservazioni dei pm: il pericolo di fuga dei tre indagati e l'idea che i vertici dell'azienda di gestione non volessero fermare l'impianto per ragioni economiche. Infine afferma che un testimone, un addetto della funivia, non avrebbe dovuto essere interrogato come teste ma come indagato. È necessario capire per quale motivo il 23 maggio si è spezzato il cavo, che ha provocato lo schianto a valle della cabina 3, priva del freno di emergenza. Sui "forchettoni" il gip ritiene che l'ultima parola, nella caccia ai responsabili, non sia stata ancora detta. Secondo le indagini Tadini ha ordinato di mettere o togliere i forchettoni, ma per il gip qualcuno poteva rifiutare. La procura di Verbania deciderà se allargare la platea degli indagati. Secondo Tadini tutti erano a conoscenza della decisione presa, il gestore Nerini e il direttore Perocchio, ma i due hanno negato e le testimonianze accreditano la loro versione. Solo il verbale di uno dei manovratori in servizio il giorno della tragedia conforta il racconto di Tadini. Il giudice però non è convinto della veridicità della testimonianza.

Continua a leggere

 

Funivia caduta, dalla fune tranciata alla catena dei controlli: tutti i punti da chiarire nell'inchiesta

Procede veloce l'indagine della procura sulla tragedia del Mottarone: al vaglio le posizioni di altri tecnici, manovali, manutentori per capire se si erano accorti del malfunzionamento dell'impianto

(Carlotta Rocci, La Repubblica, 27/05/21)

VERBANIA-  E' un'inchiesta che procede veloce quella sul disastro della funivia del Mottarone. In meno di 24 ore dalla tragedia sono arrivati i primi fermi, tre con l'accusa di omicidio colposo plurimo, lesioni gravissime e  aver rimosso "sistemi finalizzati a prevenire infortuni e disastri" un reato che prevede pene fino a 10 anni ma che descrive bene quello che è successo domenica.

Chi doveva garantire la sicurezza della funivia ha manomesso i freni.  
Ma le indagini dei carabinieri coordinate dal procuratore capo Olimpia Bossi e dal pm Laura Carrera sono solo all'inizio. Ci saranno altri indagati. Lo dice Olimpia Bossi quando commenta "valuteremo la posizione di altre persone" perché se è vero che da un mese e mezzo era noto il problema all'impianto frenante della cabina della funivia che da Stresa sale al Mottarone ci devono essere altre persone che sapevano e non hanno parlato. Gabriele Tadini che di fronte al comandante provinciale dei carabinieri di Verbania, il colonnello Alberto Cicognani e al capitano Luca Geminale ha cercato di addossarsi tutta la colpa per l'accaduto non è l'unico caposervizio della funivia, era quello di turno la domenica del disastro. Ma gli investigatori vogliono capire se anche gli altri fossero informati della pratica di inserire i due forchettoni rossi sui freni di emergenza per impedirgli di funzionare. Pratica che ha permesso di incassare 140 mila euro dal 26 aprile a domenica scorsa.

Continua a leggere

 

Tragedia del Mottarone, la versione di Tadini: "Mi dissero: arrangiati. E io andai avanti"

Il capo servizio dell’impianto della funivia del Mottarone ricostruisce a verbale ogni dettaglio della mattina di domenica 23 maggio

(E.F., Il Giorno, 30/05/21)

Stresa - Tadini capro espiatorio dei tre indagati? Di certo lui non ci sta. E comincia a raccontare la propria versione dei fatti. “Nessuno mi ha detto di andare avanti con il sistema frenante disattivato, ma mi hanno detto: comunque vai avanti”. Gabriele Tadini, il capo servizio dell’impianto della funivia del Mottarone ricostruisce a verbale ogni dettaglio della mattina di domenica 23 maggio quando la cabina numero 3 precipita e muoiono 14 turisti. Un incidente dovuto alla rottura della fune traente, per cause ancora da accertare, e per il blocco volontario del sistema frenante di emergenza che fa precipitare la cabina.

Continua a leggere