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25 Maggio 2020 - Commemorazioni per il ventottesimo anniversario della strage di Capaci

Publié par Serena Mercuri le 25/05/2020

Mattarella: "Falcone e Borsellino luci nelle tenebre". Conte: "Ora più che mai bisogna vigilare"

Il presidente della Repubblica: "Hanno suscitato indignazione e volontà di giustizia e legalità". Casellati: "Rischio che mafia faccia da banca". La ministra dell'Interno Lamorgese: "Crisi liquidità terreno ideale per criminalità"

(Alberto Custodero, La Repubblica, 23/05/2020)

"La mafia si è sempre nutrita di complicità e di paura, prosperando nell'ombra. Le figure di Falcone e Borsellino, come di tanti altri servitori dello Stato caduti nella lotta al crimine organizzato, hanno fatto crescere nella società il senso del dovere e dell'impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle sue tenebre, infondendo coraggio, suscitando rigetto e indignazione, provocando volontà di giustizia e di legalità". L'ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel 28esimo anniversario della strage di Capaci.

Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha deposto una corona di fronte alla teca in cui sono custoditi i resti dell'auto su cui viaggiava Giovanni

Mattarella: "La mafia ignorò la forza dell'esempio di Falcone"

"I mafiosi, nel progettare l'assassinio dei due magistrati, non avevano previsto un aspetto decisivo: quel che avrebbe provocato nella società. Nella loro mentalità criminale, non avevano previsto che l'insegnamento di Falcone e di Borsellino, il loro esempio, i valori da loro manifestati, sarebbero sopravvissuti, rafforzandosi, oltre la loro morte: diffondendosi, trasmettendo aspirazione di libertà dal crimine, radicandosi nella coscienza e nell'affetto delle tante persone oneste".

Conte: "Adesso più che mai dobbiamo vigilare"

"Adesso più che mai dobbiamo vigilare. Le mafie si nutrono delle difficoltà dei cittadini. Di fronte alla pandemia che sta danneggiando il tessuto occupazionale, il sistema produttivo, la risposta dello Stato deve essere forte, rapida e incisiva". Questo il messaggio su Facebook del premier Giuseppe Conte in occasione dell'anniversario della strage di Capaci. "Gli uomini e alle donne facendo il loro dovere, con amore e dedizione - prosegue il post - ogni giorno ci dimostrano che l'Italia è un grande Paese e ci rafforzano nella convinzione che il 'piano' delle mafie è destinato a fallire".

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Strage Capaci, il videomessaggio di Mattarella: «La mafia ignorò la forza dell’esempio di Falcone e Borsellino» 

Il ricordo del presidente della Repubblica a 28 anni dalle stragi mafiose                                                     

(Corriere della Sera, 23/05/2020)

“A 28 anni dalla strage di Capaci invio un saluto ai ragazzi delle scuole coinvolti nel progetto “La nave della legalità” che ricorda Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E con loro Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. I due attentati del 1992 segnarono il punto più alto della sfida della mafia nei confronti dello Stato e colpirono magistrati di grande prestigio che con coraggio e determinazione ne avevano inferto colpi durissimi svelandone organizzazione, legami, attività illecite. I mafiosi, nel progettare i due assassini, non avevano previsto cosa avrebbero causato nella società. Non avevano previsto che l’insegnamento di Falcone e Borsellino, il loro esempio, sarebbero sopravvissuti oltre la loro morte, radicandosi nella coscienza delle persone oneste. Queste figure, come tanti altri servitori dello Stato, hanno fatto crescere nella società il senso del dovere nel contrastare la mafia”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

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Strage di Capaci. Mattarella: «Falcone e Borsellino luci nelle tenebre»

Il Capo dello Stato a 28 anni dalla strage di Capaci: «I due giudici hanno fatto crescere nella società il senso del dovere e dell'impegno per contrastare la mafia»

(Il Sole 24 Ore, 23/05/2020)

«La mafia si è sempre nutrita di complicità e di paura, prosperando nell'ombra. Le figure di Falcone e Borsellino, come di tanti altri servitori dello Stato caduti nella lotta al crimine organizzato, hanno fatto crescere nella società il senso del dovere e dell’impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle sue tenebre, infondendo coraggio, suscitando rigetto e indignazione, provocando volontà di giustizia e di legalità”. L’ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel 28esimo anniversario della strage di Capaci.

Mattarella sottolinea come «i mafiosi, nel progettare l’assassinio dei due magistrati, non avevano previsto un aspetto decisivo: quel che avrebbe provocato nella società. Nella loro mentalità criminale, non avevano previsto che l’insegnamento di Falcone e di Borsellino, il loro esempio, i valori da loro manifestati, sarebbero sopravvissuti, rafforzandosi, oltre la loro morte: diffondendosi, trasmettendo aspirazione di libertà dal crimine, radicandosi nella coscienza e nell’affetto delle tante persone oneste».

Nel videomessaggio ai giovani delle scuole coinvolti nel progetto “La nave della legalità” il Capo dello Stato ha detto che «i giovani sono stati tra i primi a comprendere il senso del sacrificio di Falcone e di Borsellino, e ne sono divenuti i depositari, in qualche modo anche gli eredi. Dal 1992, anno dopo anno, nuove generazioni di giovani si avvicinano a queste figure esemplari e si appassionano alla loro opera e alla dedizione alla giustizia che hanno manifestato. Cari ragazzi, il significato della vostra partecipazione, in questa giornata, è il passaggio a voi del loro testimone. Siate fieri del loro esempio e ricordatelo sempre».

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Palermo, l'anniversario della strage di Capaci quest'anno si vive dai balconi

Ventottotto anni dopo l'uccisione di Giovanni Falcone niente cortei a causa del coronavirus. La Fondazione Falcone su fb e con un flash mob di artisti, attori e musicisti. I cittadini invitati ad affacciarsi alle 18. Le dirette di Repubblica Palermo e "L'Ora edizione straordinaria". L'omaggio dell'ambasciata degli Stati Uniti

(Gioacchino Amato e Giada Lo Porto, La Repubblica, 22/05/2020)

Non ci saranno le strade piene di studenti ma i balconi con tanti lenzuoli a ricordare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta che morirono a Capaci. Sarà un 23 maggio diverso, senza cortei e navi della legalità, con le piazze vuote, ma con le persone affacciate dai balconi di casa a cantare tutti insieme l’inno italiano. Alle 17.58, come ogni anno, ma senza cittadini, ci sarà il minuto di silenzio sotto l’Albero Falcone di via Notarbartolo, suonato da un trombettista della Polizia, e sarà deposta una corona di fiori alle 9 davanti alla Stele di Capaci.

Visto il divieto di raduni, la Fondazione Falcone ha organizzato un flash mob coinvolgendo artisti, attori e musicisti con piccoli video, mentre i cittadini sono invitati ad affacciarsi tutti insieme alle 18. Lo slogan sarà "Il mio balcone è una piazza". I canali social della Fondazione Falcone, la pagina Facebook di Palermo chiama Italia, aperta per l’occasione, racconteranno in diretta la giornata. Ficarra e Picone andranno in scena davanti ai resti dell’auto scorta di Capaci, alla caserma Lungaro, con lo spettacolo di Vincenzo Pirrotta dedicato agli agenti di scorta, trasmesso sulla pagina Facebook della Questura. Lenzuoli bianchi pure sulla facciata di Palazzo Gulì, in corso Vittorio Emanuele, sede del No Mafia Memorial, per iniziativa del Centro Impastato: un lenzuolo dedicato alle vittime della strage e un altro ai medici e agli infermieri che hanno perso e rischiano la vita in questi mesi di pandemia.

Alle 12 nella chiesa di San Domenico messa in suffragio dei caduti. Il 23 maggio social coinvolge anche i teatri palermitani: la webTv del Teatro Massimo propone uno speciale sulle due opere- inchiesta "Le parole rubate" e "I traditori" di Gery Palazzotto e Salvo Palazzolo, che scavano nei misteri delle stragi Falcone e Borsellino. "Le parole rubate" in particolare sarà trasmessa nella versione interpretata da Ennio Fantastichini, la regia di Giorgio Barberio Corsetti e le musiche di Marco Betta, mentre su Rai Radio 3 alle 15 andrà in onda la versione blues della stessa opera, interpretata da Gigi Borruso con le musiche di Marco Betta, Fabio Lannino e Diego Spitaleri. Sulla Brass Webtv invece lo spettacolo "Siamo a mare" una produzione della Fondazione The Brass Group dedicata a tutti gli eroi uccisi per mano mafiosa.

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Strage di Capaci, 23 maggio senza cortei verso l'Albero Falcone. L'antimafia sbarca sui social e in Tv

Tante le iniziative organizzate dalla Fondazione Falcone, fra lenzuoli bianchi ai balconi e dibattiti virtuali

(La Repubblica, 20/05/2020)

Sarà un 23 maggio diverso: social, televisivo, senza piazze e cortei, ma con i balconi pieni di lenzuoli bianchi e tante, tantissime persone affacciate a ricordare le vittime delle stragi di Capaci e Via D'Amelio in un flash-mob promosso da decine di artisti e personalità. Renzo Arbore, Lino Banfi, Elena Sofia Ricci, Marco D'Amore, Carlo Conti, Ficarra e Picone, i Sansoni, i The Jackal, Luca Argentero, Cristiana Capotondi, Massimo Poggio, Roberto Lipari, Salvo Piparo, esponenti dell'antimafia, i segretari generali di Cisl e Cgil Furlan e Landini e tanti altri hanno raccolto l'invito della Fondazione Falcone e hanno rivolto un appello, veicolato sulle pagine social della Fondazione, a partecipare all'iniziativa intitolata "Palermo Chiama Italia al balcone".

Lenzuoli appesi come accadde, dopo le stragi del 1992, quando i cittadini riempirono di bianco Palermo per gridare no alla mafia, e tutti affacciati alle 18 per ricordare Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina. Quest'anno, oltre che a loro, la giornata, intitolata "Il Coraggio di ogni giorno", è dedicata all'impegno di tutti i cittadini che in questi mesi di emergenza del Paese, con impegno e sacrificio, hanno operato per il bene della collettività, medici, infermieri, cassiere dei supermercati, operai, esponenti delle forze dell'ordine che hanno continuato a lavorare per il Paese.

"In questa drammatica emergenza - ha spiegato la professoressa Maria Falcone, presidente della Fondazione Falcone - si è scelto di celebrare il coraggio degli italiani che si sono messi al servizio dell'Italia in uno dei momenti più drammatici della sua storia recente. Donne e uomini che hanno reso straordinario il loro ordinario impegno mostrando un'etica del dovere che richiama uno dei più grandi insegnamenti che ci hanno lasciato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino".

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Giovanni Falcone ventotto anni dopo, cercando l’innocenza perduta

(Massimo Giannini, La Stampa, 23/05/2020)

Se la povera Italia non avesse avuto alle spalle una già lunghissima scia di colpa e sangue, verrebbe da dire che in quel 23 maggio 1992 si conclude la nostra età dell’innocenza. A Capaci termina una Storia e ne comincia un’altra. «Come tutte le cose umane, anche la Mafia ha un inizio e avrà una fine…», disse Giovanni Falcone in una famosa intervista, poco prima di saltare in aria su quel maledetto rettilineo dell’autostrada A29, insieme alla moglie Francesca Morvillo e tre uomini della sua scorta. Purtroppo è cambiata ma non è ancora finita, la Mafia che quel giorno, con una mattanza innescata da 400 chili di tritolo, inaugurò la tragica stagione delle stragi, portando l’attacco al cuore dello Stato dopo averne contaminato e infine incarnato interi pezzi. Oggi sono ventotto anni da quella primavera-estate che si portò via i due magistrati-simbolo di una lotta ad armi impari contro Cosa Nostra (dopo Falcone, Paolo Borsellino). «È stato il nostro 11 settembre», scrive Francesco La Licata nel racconto che leggerete all’interno di questo speciale de “La Stampa”. E il nostro 11 settembre lo abbiamo voluto celebrare così, con un ricordo eccezionale di quelle persone e di quel tempo, perché la pandemia ci ha precluso anche questo momento di memoria collettiva da vivere e rivivere ogni volta tutti insieme, come se fossimo davvero la nazione unita e coesa che purtroppo non riusciamo ad essere.

«L’Italia si ricorda di Falcone solo per pulirsi la coscienza», vi racconta in un’intervista che troverete su queste nostre pagine Angelo Corbo, uno degli agenti di scorta che sopravvissero all’attentato. E ha ragione anche lui, che ci ricorda come la lezione di Falcone non l’abbiamo assorbita, perché la mafia non è solo organizzazione criminale, ma è mentalità, è cultura, è privilegio. Virus che ci portiamo dietro e che, oggi come allora, intossicano la vita pubblica e persino le istituzioni (come lo stesso Falcone sperimentò sulla propria pelle e come continuiamo a toccare con mano leggendo le intercettazioni dell’inchiesta Palamara). «Questo 23 maggio non ci abbracceremo e non saremo in strada per ricordare il sacrificio di Giovanni», scrive la sorella Maria nel nostro speciale, perché il lockdown ce lo impedisce. Ma a maggior ragione stavolta serve uno sforzo in più. Per esserci lo stesso, per non dimenticare. Noi lo facciamo come possiamo, con il nostro giornalismo. Voi fatelo come vi chiede Maria: esponendo dai vostri balconi, questo pomeriggio alle 18, un lenzuolo bianco. Allegoria di quell’innocenza che perdemmo, ma che non dobbiamo stancarci mai di ritrovare.

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Milano, sul balcone del Comune l'opera di TvBoy per ricordare Falcone e la strage di Capaci

Lo stesso striscione è stato esposto al municipio di Palermo. Sala: "Città unite nell'impegno per la cultura della legalità e nel ricordo delle vittime di mafia"

(Francesca Robertiello, La Repubblica, 23/05/2020)

"È tempo di andare avanti", dice Giovanni Falcone ritratto sorridente e con in mano una bomboletta spray dallo street artist siciliano TvBoy su un muro di Piazza Marina a Palermo. Lo striscione con lo stesso murale è stato contemporaneamente esposto sui balconi del Comune di Milano e di Palermo in segno della stessa comunione di intenti. Il tutto oggi, sabato 23 maggio, 28esimo anniversario dalla strage di Capaci. Nell’eccidio morirono Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Rocco Dicillo, Antonino Montinaro e Vito Schivani. L'invito a esporre l’opera di TvBoy è arrivato dalla Fondazione Falcone che ha chiesto ai due Comuni di esporre lo striscione con l'immagine del giudice. L'immagine è affiancata da un lenzuolo bianco simbolo della lotta alla mafia e rimarrà esposta per tutta la giornata.

"Questa iniziativa ha un fortissimo valore simbolico - ha sottolineato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando - E' il simbolo di una sintonia e di una comunità di visione e progetto non solo con Milano ma con tutta l'Italia delle comunità locali impegnate a combattere le mafie. E' il simbolo di come la cultura e l'arte, in questo caso quella di Tvboy, siano sempre un grande strumento per mantenere viva la memoria e costruire le comunità.

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Strage di Capaci, Don Ciotti: "Le leggi non bastano se le coscienze sono passive"                               

 Il videomessaggio del presidente di Libera nel 28esimo anniversario della stage che ha ucciso il giudice Falcone 

(Corriere Della Sera, 23/05/2020)

"Giovanni Falcone diceva che la lotta alla mafia è una battaglia di legalità e di civiltà. Allora diciamo con forza che non basta scrivere le leggi nei codici se prima non le abbiamo scritte nelle nostre coscienze perché sono troppe le coscienze passive, un po' addomesticate che trasformano la legalità in qualcosa di strumentale, malleabile, calibrata a seconda degli interessi". Così don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera, nell'anniversario della strage di Capaci, Giornata nazionale della legalità. "Rischiamo di fare della legalità un idolo ma anche un uso sedativo - prosegue il sacerdote antimafia - perché la legalità è una di quelle parole che ti fanno sentire con la coscienza a posto e dalla parte giusta. E abbiamo visto nei fatti, purtroppo,che persone hanno usata per copertura, esibita come credenziali, usata come un lasciapassare". "In questi anni si è parlato molto di legalità dimenticando che senza civiltà cioè la giustizia sociale, i diritti, l'educazione, la cultura, le politiche sociali, il lavoro, la legalità resta una bella parola ma una parola astratta, una parola lontana - aggiunge -. Prima di parlare di legalità dobbiamo riflettere, innanzitutto sulla responsabilità perché la responsabilità è la base della nostra libertà e della legalità". "Occorre oggi un nuovo paradigma - dice ancora don Ciotti -. Al di là dell'aspetto repressivo, il lavoro dei magistrati, delle forze dell'ordine, di segmenti delle istituzioni a cui va stima e gratitudine, bisogna considerare le mafie, la corruzione, la criminalità organizzata come parte ormai organica di un più ampio sistema di ingiustizie. Allora c'è un forte richiamo alle nostre responsabilità ma anche alla responsabilità della politica". "La politica deve fare di più - sottolinea -. La politica torni ad essere servizio al bene comune, affermazione dei diritti, riduzione delle disuguaglianza. La politica è l'etica della comunità. Oggi, però, devo dire che in molte realtà c'è un divorzio tra l'etica e la politica". Per don Ciotti, "abbiamo bisogno di una memoria viva che si traduca tutti i giorni in responsabilità e impegno. Dobbiamo trasformare la memoria del passato in un'etica del presente". "Se Giovanni Falcone fosse ancora vivo e vedesse lo stato di salute delle mafie direbbe forse che saranno sconfitte solo quando tutti noi torneremo a essere più umani, più giusti, più responsabili, più coraggiosi per lottare per la ricerca della verità e della giustizia - conclude -. Solo quando faremo della nostra Costituzione un'etica, una pratica di vita".

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