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Benedetta Tobagi, «Come mi batte forte il tuo cuore» (2009)

Par Maurizia Morini : Lectrice d'italien MAE et historienne - ENS de Lyon
Publié par Damien Prévost le 06/04/2010

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Scheda di lettura del romanzo ((Come mi batte forte il tuo cuore)) di Benedetta Tobagi, pubblicato nel 2009 da Einaudi.

 

tobagi

L'autrice

Benedetta Tobagi è nata a Milano nel 1977. Laureata in filosofia, ha lavorato nella produzione audiovisiva, collabora con giornali e case editrici e si dedica a studi storici. Sviluppa iniziative culturali e progetti didattici insieme a centri di documentazione e associazioni per la memoria del terrorismo.

Il libro

Dunque ci sei? Dritto dall' attimo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c'è fine al mio stupore, al mio tacere.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.
Wislava Szymborska, Ogni caso.

Walter Tobagi è stato ucciso a Milano il 28 maggio 1980, gli hanno sparato alcuni membri di una formazione terroristica di sinistra, la "Brigata XXVIII marzo" (nel testo viene fornita una scheda informativa su questo gruppo e sui processi per l'omicidio). Tobagi era un giornalista del Corriere della Sera, uno storico e il presidente del sindacato dei giornalisti lombardi; quando è morto aveva trentatre anni, il figlio Luca sette, la figlia Benedetta tre.

La bambina vede il padre riverso sul marciapiede in una pozza di sangue, la bambina che simula il gesto della rivoltella per spiegare ai suoi compagni:

Hanno ucciso papà. Ma queste cose succedono nei film, non può essere vero. I compagni dell'asilo non mi credono. Allora insisto: hanno ammazzato papà, gli hanno sparato, bum! bum!, con la pistola e mimo con le dita la forma dell'arma.  (pag. 38)

L'adolescente triste che cerca nella lettura una speranza per dare un senso al vuoto della vita; la donna che scappa velocemente e poi vomita in un cestino quando incontra per caso uno dei killer del padre: tutto questo c'è in Come mi batte forte il tuo cuore, e già dal titolo quanta passione!

La Tobagi scrive un libro, in prima persona, che non è un saggio, né un romanzo, né un omaggio agiografico; usa la parola, narra i fatti, parla di sé, della sua famiglia. Nell'insieme è scritto come un romanzo ma il contenuto riporta dati e non invenzioni.

Esprime il desiderio di una figlia che vuole parlare al padre; viene ricordato un episodio in cui Benedetta mentre rovista nei cassetti, negli archivi, sistemati dalla madre, trova una cassetta registrata. Alcuni minuti registrati il giorno di un compleanno del padre, il fratello parla ma Benedetta, piccola, è timida, tace. Il padre la convince e si sente la vocina che fa gli auguri al padre. Simbolicamente il padre aiuta la figlia a parlare e infatti l'obiettivo è parlare, scrivere, per capire se stessa e il proprio dolore.

Nel raccontare la vita del padre si intrecciano vicende personali e analisi storiche; e vengono ricostruiti gli anni settanta, tassello per tassello e il libro racconta una storia lunga quasi come la vita dell'autrice che appunto intende far tornare in circolazione la voce del padre; che desidera mettere ordine nella vicenda dell'omicidio così contestato e di quello che ne è seguito e infine, prendersi uno spazio per dare voce a se stessa.

Nella storia di Benedetta Tobagi, pubblico e privato sono uniti in lei, fin da bambina in bilico fra le due dimensioni; e il racconto si snoda fra carte private e atti processuali, articoli di giornali e ricordi di amici, frammenti d'infanzia e volantini di rivendicazione. Lei va oltre le commemorazioni e cerca tra carte e documenti altri punti di vista:

Sono partita dai contorni del mio vuoto e alla fine sono arrivata a scrivere di padri e così sono riuscita a conoscere ciò che mi è mancato nella vita.

E dopo questa frase, riporta una stupenda narrazione che avviene sulle mura di Troia, a metà, pure in questo caso, fra pubblico e privato:

Ettore, l'eroe dei Troiani, pronto per la battaglia, chiuso nella sua armatura scintillante, si china per salutare il figlioletto Astianatte, ma il piccolo non lo riconosce così bardato e scoppia a piangere. Ettore capisce e toglie l'elmo. È qui che fa, credo, uno dei gesti più antichi che fanno tutti i padri - forse anche il mio l'ha fatto con me, solo che non lo ricordo - ; solleva il figlio verso il cielo. Un gesto che vuole simboleggiare la speranza che quel figlio sarà più grande di lui.

In questa figura di eroe omerico intravvediamo il padre senza elmo ed anche il nonno paterno Ulderico, la sua etica del lavoro, un'eredità che si tramanda da padre in figlio, definita dall'autrice la mia vera eredità e raccontando del giorno della morte del nonno afferma: ha passato a me il testimone.

La Tobagi ci conduce nella sua narrazione pian piano a conoscere il padre; ed è per questo che la sua morte è solo nel tredicesimo capitolo - Fine del mondo - , poiché, anche se nella prima pagina si racconta l'ultima giornata, ha voluto farci conoscere la persona, non solo i fatti di cronaca. E forse anche perchè, la foto di Tobagi riverso per terra lasciata nel ventre del libro, come sotto un cuscino, un posto protetto, potrà fare meno male.

Si comprende allora come il senso del libro stia in questa ulteriore frase:

L'ho cercato per riportarlo vicino, nella mente e nel cuore, dove nessuno avrebbe potuto strapparmelo di nuovo.

Sono, appunto, pubblicate anche fotografie del padre per dare uno spessore materico, far vedere fatiche, soddisfazioni, la concretezza nella sua quotidianità, viene in questo modo, meglio valorizzata e completata la figura paterna.

In un altro capitolo si racconta di altri padri uccisi; è il caso di Guido Rossa e Giorgio Ambrosoli, persone intelligenti che come Walter Tobagi dimostrano che gli anni settanta non sono stati solo gli anni di piombo e degli scandali poiché vi erano anche modelli di azione civile e di impegno che oggi ci mancano: e questo l'autrice ha voluto sottolineare.

Un libro coinvolgente, scritto bene, con amore ed equilibrio e che esprime la forza e il coraggio di chi cerca la verità e se stessa; anche per questo riportiamo quasi per intero la conclusione, che ci parla meglio di ogni commento.

Penso a te ogni giorno. Ogni mattina, quando apro i quotidiani, ogni volta che mi entusiasmo per qualcosa, quando devo prendere una decisione importante...
Voglio ringraziarti perchè mi hai dato la vita, due volte. Quando mi hai generata, e quando mi hai dato la forza di scegliere di lottare per essere viva, invece di lasciarmi sopravvivere, senza essere.
Mi hai accompagnato incontro alla mia vita. Prendermi cura di te mi ha spinto ad aprirmi verso il mondo. Per te ho avuto fame di leggere, scrivere, conoscere, e non sono sazia.
Rimpiango tutto quello che non abbiamo potuto fare insieme. Tutta la vita che ci è stata rubata. Vorrei che avessi conosciuto le persone che ho amato, i miei amici. Non abbiamo mai potuto litigare e fare la pace...
A volte mentre ti leggevo ero fulminata dalla sensazione di capire esattamente a cosa stavi pensando. Tante cose rimangono sospese, dolcemente ambigue, affidate all'immaginazione. Altre sono condannate al silenzio. Ma sono felice di avere avuto un padre come te...
Papà, questo libro è la mia rosa per te.
Per te, come tutte le cose importanti. Con tutto il mio cuore. (pagg. 299 e 300)

 

Pour citer cette ressource :

Maurizia Morini, "Benedetta Tobagi, «Come mi batte forte il tuo cuore» (2009)", La Clé des Langues [en ligne], Lyon, ENS de LYON/DGESCO (ISSN 2107-7029), avril 2010. Consulté le 19/04/2024. URL: https://cle.ens-lyon.fr/italien/litterature/bibliotheque/benedetta-tobagi-come-mi-batte-forte-il-tuo-cuore